Economia

Obbligo di Pos da…c’è dal 2012! Il tutto esaurito pasquale sospende il pianger miseria

L’Italia è un paese con davvero delle eccezionalità, difficile ad esempio trovare un altro paese dove un obbligo sancito per legge dieci anni prima conosce dieci anni dopo la sanzione quando l’obbligo non venisse rispettato. Va bene l’assenza di memoria nella vita sociale, nella comunicazione, nella psiche collettiva, ma qui siamo all’amnesia recitata, al non ricordo di chi finge di non sapere come si chiama. Dal 30 giugno 2022 ci sarà una multa di 30 euro e del 4% della transazione in atto per l’esercente, il commerciante, l’ambulante, il professionista che non consente al cliente il pagamento elettronico, che insomma non ha il Pos. Dal 30 giugno 2022 la sanzione, l’obbligo di Pos data 2012.

Profezia auto avverantesi

Subito associazioni di categoria e di interessi hanno lamentato l’accelerazione, il troppo poco tempo a disposizione, la drasticità con cui dopo solo 10 anni si intima di comportarsi secondo disposizione di legge. Ed ovviamente è stato chiesto un “tavolo” ovviamente “di confronto”. E’ stato invocato tempo, tempo per dare alle aziende il modo di adeguarsi. Insomma la richiesta di rinviare, possibilmente al giorno del poi dell’anno del mai. Altrimenti…altrimenti secondo associazioni di categoria e di interessi la norma del Pos obbligatorio resterà inapplicata nei fatti. Perché una disposizione di legge, una norma applicativa e una sanzione in caso di inadempienza nulla valgono se esercenti, commercianti, ambulanti, professionisti, artigiani etc non collaborano, anzi non ci stanno. Profezia che si auto avvera, da dieci anni.

Costi del Pos  e crediti fiscali

Il grande argomento anti Pos delle categorie è che installarlo e usarlo costa. Centinaia di euro se lo si acquista, decine se lo si prende in affitto. E poi, in una miriade di contratti possibili, una percentuale in generale minima sulla transazione commerciale registrata. Dicono commercianti, artigiani, professionisti, ambulanti renitenti al Pos: va bene Stato, vuoi che i pagamenti siano elettronici ma perché il costo di farli così dobbiamo mettercelo noi? Infatti lo Stato paga circa il 50% dei costi di installazione del Pos sotto forma di credito di imposta. La metà di quanto costa mettere un Pos ce la mette lo Stato dunque. E il resto? Il resto…anche un portafoglio dove metti il denaro ha un costo, anche la gestione del cash ha un costo. Già, il credito di imposta sull’installazione o affitto del Pos e le commissioni sugli acquisti? Anche qui c’è credito di imposta tra il 30 e il 100 per cento del costo delle commissioni. A misura del fatturato lo Stato paga in credito di imposta dalla totalità ad un terzo del costo delle commissioni.

Lagna che funziona

Non c’è sostanza reale negli argomenti accampati anti Pos. A meno di non chiamare in causa quello vero: la non voglia di collegare i propri scontrini ad un sistema di registrazione elettronica del giro d’affari, la resistenza (talvolta perfino culturale) a far sapere quanto si incassa. E’ una lagna perché occulta la vera motivazione dell’eterna richiesta di rinvio, della inesauribile richiesta di sussidio fiscale, del sostanziale boicottaggio. Gran parte degli esercizi commerciali e degli studi professionali accettano da tempo il pagamento via Pos con bancomat e carte di credito. Non sono certo andati in rovina né hanno visto ridursi il giro d’affari. Ma alcuni settori, ad esempio il commercio ambulante, e interi comparti (lavori artigiani casalinghi) e ancora una minoritaria ma non infima quota di negozi accampa scuse e dinieghi al pagamento elettronico. Non è un caso che questi ambiti di attività risultino, cifre alla mano, i più estesi e profondi bacini di evasione fiscale.

Pianger miseria, a Pasqua si sospende

Albergatori, ristoratori, agriturismi, pensioni e hotel da una a cinque stelle…Da Venezia a Taormina, dalla Sardegna a Firenze, Roma, Napoli, la Puglia, l’Umbria, la campagna, le città d’arte, la montagna e già il mare non c’è un angolo d’Italia che a Pasqua e Pasquetta (e proseguirò fino al week-end lungo del 25 aprile) non sia stato sold out, strapieno. Strapieno di gente che ha speso per spostarsi, dormire, mangiare, acquistare. Strapieni gli alberghi, strapieni i musei, strapieni bar e ristoranti. Le associazioni di categoria dichiarano tassi di riempimento delle strutture turistiche dal 90 per cento in su. Se loro stessi dicono 90 per cento…se esistesse vuol dire incassi al 110 per cento del possibile. Stavolta il tutto esaurito pasquale ha sospeso il pianger miseria di un paese che ama definirsi “in ginocchio” ma che conta almeno 14/15 milioni che per loro fortuna vanno a spendere in vacanza e decine, centinaia di migliaia che della vacanza altrui fanno sold out di lavoro e incassi.

Published by
Mino Fuccillo