PARIGI – Sul lavoro flessibile si cambierà di nuovo. Nella manovra è stato accolto un provvedimento firmato dal Pd che impegna il governo a ridiscutere il contestato art. 8. Un articolo che di fatto riaccendeva lo scontro all’arma bianca sull’intangibilità dello Statuto dei Lavoratori, in particolare l’art. 18 sui licenziamenti per giusta causa. Ora i dati forniti dall’Ocse, mostrano come i ripetuti cambi di marcia, i ripensamenti, la vaghezza riformatrice, cozzano con l’asprezza dei numeri. Il paradosso è quello di avere un mercato del lavoro ingessato, dove la flessibilità è ancora una chimera e contestualmente una realtà fatta di precariato cronico e non assistito, ricorso massiccio al part-time, una retribuzione fra le più basse d’Europa dove solo Grecia, Portogallo e Spagna stanno messi peggio di noi. Non sarà un caso che i Pigs, oltre ad avere i debiti sovrani meno sostenibili, scontino l’umiliazione ulteriore di una barriera invalicabile nell’accesso al mondo del lavoro. Stando così le cose la crescita non la vedremo mai, con la conseguenza di spostare all’infinito la possibilità di ripagare i debiti contratti.
In Italia, il 46,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni che lavorano ha un impiego temporaneo. Il tasso di disoccupazione giovanile è al 27,9%, ben superiore alla media ponderata dell’area Ocse (16,7%). La percentuale dei giovani precari in Italia, sempre secondo i dati Ocse, è in costante aumento dall’inizio della crisi: 42,3% nel 2007, 43,3% nel 2008 e 44,4% nel 2009. Il balzo avanti è ancora piu’ rilevante rispetto al dato del 1994, quando la percentuale di under 25 italiani con un impiego temporaneo era del 16,7%. Lo riferisce l’Ocse nel suo Employment Outlook, basato su dati di fine 2010.
Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia, riporta ancora lo studio Ocse, è piu’ alto tra le donne, 29,4%, che tra gli uomini, 26,8%. Entrambi i dati sono superiori alla media dei 34 Paesi membri dell’organizzazione, rispettivamente 15,7% e 17,6%. In Italia il lavoratori part time sono donne per il 76,9%. Le lavoratrici part-time rappresentano il 31,1% del totale delle donne occupate, mostrano ancora i dati dell’organizzazione parigina, contro il 6,3% tra gli uomini. Il lavoro a tempo parziale (meno di 30 ore settimanali, secondo la definizione Ocse) rappresenta nel nostro Paese il 16,3% del totale dei posti di lavoro.
Il salario medio in Italia nel 2010 e’ stato di 36.773 dollari (a tasso di cambio corrente), contro una media dell’Ue a 21 di 41.100 dollari e dell’Eurozona a 15 di 44.904 dollari. Il salario medio italiano è superiore a quelli di Spagna (35.031), Grecia (29.058) e Portogallo (22.003), ma inferiore a Francia (46.365 dollari), Germania (43.352) e Gran Bretagna (47.645). La palma del salario medio più elevato per il 2010 va alla Svizzera, con 80.153 dollari.