
BRUXELLES – Bandire le oliere dai tavoli delle trattorie? E’ stata una pessima idea: attaccata da Londra, l’Aja e Berlino, la Commissione europea ha infine gettato la spugna sull’operazione qualità per l’olio d’oliva. Il piano era di vietare dal 2014 l’olio sfuso nei ristoranti per sostituirlo con bottiglie monouso che avrebbero offerto maggiori garanzie sulla qualità, in modo da evitare i falsi da tavola. Invece non se ne farà nulla, almeno per ora.
Quella di Bruxelles, invece che una battaglia sulla qualità dei prodotti, si è fin dalla prima ora trasformata in una guerra tra Nord e Sud dell’Europa. Tra agguerriti ristoratori del Nord e produttori di olio del Sud. Dopo le avvisaglie della scorsa settimana, quando articoli apparsi sulla stampa nordica avevano pesantemente criticato il progetto della Commissione, il 22 maggio, in occasione del vertice Ue, in difesa dell’oliera anonima sono scesi direttamente in campo i pesi massimi. I leader di Gran Bretagna, Germania e Olanda, David Cameron, Angela Merkel e Mark Rutte si sono scagliati contro quello che, a loro avviso, era un nuovo simbolo dell’eccesso di burocrazia e di regolamentazione di Bruxelles.
Per cambiare le carte in tavola, letteralmente, Cameron e Merkel si sarebbero rivolti direttamente al presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, chiedendo di fare dietrofront e rinunciare alla presentazione del piano in difesa della qualità dell’olio d’oliva. ”Questo è esattamente il genere di cose che l’Europa non dovrebbe neppure discutere”, aveva detto il premier inglese a margine del summit Ue. Aggiungendo che ”l’argomento non dovrebbe neppure essere sul tavolo”.
In Germania, la stampa tedesca si era già scagliata contro il divieto di utilizzare l’oliera, ed in particolare il Sueddeutsche Zeitung aveva denunciato il nuovo provvedimento paragonandolo alla normativa europea che regolamenta la curva dei cetrioli.
Anche in Olanda la questione aveva assunto una dimensione politica, visto che il premier Mark Rutte era dovuto intervenire alla Camera per assicurare che avrebbe sollevato la questione con Barroso.
A pagare il conto dello scontro politico Nord-Sud e dell’azione di lobby condotta dai ristoratori nordici è stato il commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Ciolos, costretto ad annunciare personalmente ai cronisti il ritiro dell’attuale proposta. Che non era riuscita a raccogliere una maggioranza qualificata di voti nell’ambito dei 27. Ma era stata comunque sostenuta da ben 15 Paesi, con in testa l’Italia e gli altri Paesi mediterranei produttori di oro verde.
”Siamo esterrefatti” è stata la reazione di Paolo De Castro a nome della commissione agricoltura del Parlamento europeo da lui presieduta, che ha assunto una posizione ”critica” nei confronti sia della ”debolezza” del commissario Ciolos, sia dei Paesi del Nord Europa ”per l’attacco opportunistico nei confronti dell’istituzione europea”.
Agricoltori e cooperative Ue hanno denunciato le pressioni politiche esercitate dai Paesi del Nord, riconoscenti invece all’operato di Ciolos. Mentre il ministro all’agricoltura Nunzia Di Girolamo ha sottolineato che ”per noi si tratta di una battaglia di cultura e di legalità”.
