Abolizione dell’IRAP. Una scempiaggine irrealizzabile. Che assesta un altro colpo mortale, dopo l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, al federalismo fiscale. “Vedo, pago, voto”. Un principio irrealizzabile senza un tributo proprio sostanzioso per ciascun livello di governo. I comuni avevano l’ICI, le Regioni l’IRAP (le province sarebbe bene abolirle). L’ICI è rimasta sulle seconde case, spesso di proprietà di chi abita fuori dal territorio. O con l’IMU si attiverà (rimettendoci sopra le mani) una sorta di pool tax, conferendo ai comuni la possibilità di accertarla o modularla, o il federalismo rimarrà confinato alle sempre più incomprensibili chiacchiere padane. L’IRAP da un gettito di 38 miliardi, per cui non si può azzerare. Rappresenta inoltre il 70 per cento delle entrate regionali considerate proprie. Serve per finanziare il sistema sanitario. Andrebbe potenziata, soprattutto resa un vero tributo proprio, mettendo le Regioni in condizioni di accertarla e modellarla, nell’ambito di principi generali.
Rendite finanziarie e patrimoni. Anche le prime sembra che, anche questa volta, la abbiano scampata, mantenendo una palese iniquità tra chi percepisce un reddito basso, che paga il 23 per cento e chi detiene strumenti finanziari, che paga il 12,5 per cento. Eppure se ne era parlato molto in questi giorni. Portare tutti al 20 per cento sembra una proposta ragionevole. E’ da sperare che venga ripescata in corsa. In condizioni di emergenza poi prelevare una decina di miliardi dai patrimoni non dovrebbe evocare i bolscevichi che abbeverano i cavalli nelle fontane di piazza San Pietro. Sarebbe solo una scelta di buon senso che potrebbe peraltro compensare altri aspetti della manovra particolarmente difficili per i sindacati (come gli interventi sull’età pensionabile). Ma tant’è.
Se serve una manovra netta da 43–47 miliardi (come scrive il Sole 24 Ore) bisognerebbe aggiungere qualche miliardo per rilanciare la crescita (un piano per i giovani), oltre ad un piano di liberalizzazioni (stralciato sul nascere) e ad una riorganizzazione degli investimenti (i 1.000 cantieri). Bisognerebbe fare la manovra subito, senza pericolosi rinvii, che potrebbero costare molto cari. Bisognerebbe dividere a metà l’azione sulle entrate e quella sulle spese (25 e 25).
Delle entrate si è detto. Sulle spese si potrebbe partire dalla tassonomia del prof. Piero Giarda che però non deve rimanere segreta, ma essere oggetto di un grande dibattito nazionale, trasparente e concentrato, nazionale e locale. Speriamo solo che tra spending review e tagli lineari, non si finisca con un l’ennesimo condono.