ROMA – Salvati i piccoli ospedali ma alla sanità toccano comunque tagli per 5 miliardi. Nel mirino del governo e della spending review ci sono infatti industriali farmaceutici e case di cura. Eppure sulla chiusura dei piccoli ospedali è stato un lungo braccio di ferro, ma alla fine il ministro Renato Balduzzi è riuscito a “salvare” dalla sforbiciata 365 presidi con meno di 120 posti letto. Il Ministro della salute ha però confermato 5 miliardi di tagli in due anni e mezzo, uno nei prossimi sei mesi e due per ciascuno dei due anni successivi. Un conto che dovranno saldare soprattutto industriali farmaceutici e farmacisti, case di cura e ambulatori specialistici, mentre le forniture di beni e servizi vengono ridimensionate con una doppia mossa. Si comincia con il taglio dei prezzi del 5%, poi la ricontrattazione dei listini.
Salato quindi il conto presentato alla farmaceutica. Il tetto di spesa per i medicinali mutuabili venduti in farmacia scende dal 13,3 all’11,5% della spesa sanitaria complessiva. Se ci saranno sfondamenti ripianeranno industriali e farmacisti. “Ma con meno risorse a disposizione – spiega il direttore generale dell’Agenzia ministeriale del farmaco (Aifa), Luca Pani – rischiamo di non poter comprare i farmaci innovativi che bussano alle porte e che già sappiamo valgono 300 milioni di spesa per il prossimo anno”.
In compenso sale dal 2,4 al 3,2% il tetto di spesa della farmaceutica ospedaliera. Ma se i conti non torneranno, il 50% dello sforamento se lo accolleranno gli industriali. Che vedono anche triplicare per i prossimi sei mesi lo sconto che praticano sui medicinali mutuabili, che balza al 6,5%, mentre quello dei farmacisti raddoppia al 3,85% ma anche negli anni successivi.
Sui beni e servizi, esclusi i farmaci, scatta il taglio del 5% dei prezzi. Le Asl potranno anche rescindere i contratti e stipularne di nuovi se i prezzi di servizi come pulizia, ristorazione, riscaldamento e tutte le 54 tipologie di prestazioni individuate dal super-commissario Bondi supereranno in misura significativa la linea mediana di prezzo. Mossa che dovrebbe far risparmiare a regime almeno un miliardo, visto che le oscillazioni di prezzo individuate variano dal 25 al 61%.
Sui dispositivi medici, roba delicata tipo stent coronarici o protesi, si prevede un tetto di spesa del 5% sulla spesa sanitaria. Per case di cura accreditate e ambulatori specialistici convenzionati scatta infine il taglio dell’1% quest’anno e del 2% nei successivi.
Per protestare i delegati dell’assemblea di Federfarma saranno in piazza Montecitorio davanti alla Camera, durante la mattina di martedì 10 luglio. ”Non chiamiamola spending review – attacca Annarosa Racca, presidente di Federfarma – perchè in quel caso avrebbe dovuto tagliare gli sprechi veri, e non essere l’ennesimo intervento punitivo, iniquo e penalizzante a un settore virtuoso quale quello della farmacia territoriale”.