
Pane, gas, petrolio, soldi: di meno e più cari. Nessuna penuria di vuota chiacchiera social talk show FOTO ANSA
Pane e pasta, già proprio pane e pasta. Che c’entrano mai con la guerra in Ucraina? Dall’Ucraina in Italia arriva grano e mais. Ne arriverà di meno e a costi maggiorati. E quindi pane e pasta più cari nel negozio e nel supermercato sotto casa. Grano e mais li compreremo magari altrove ma nessun “altrove” potrà rimpiazzare la produzione e l’export ucraino senza alzare i prezzi e così grano e mais entrano di gran passo nell’ormai lungo elenco delle materie prime che ce n’è di meno e quindi costano di più.
Gas prezzo di guerra
Gas, stamane più 40 per cento, megawattore a 125/130 euro. Compriamo gran parte del gas che usiamo per produrre energia dalla Russia. Dalla Russia che ha scelto e sta facendo la guerra e che minaccia di “punirci” se non le lasciamo fare quello che vuole ai suoi confini e oltre. Se non le lasciamo allargare di fatto i suoi confini verso ovest. Col gas mandiamo avanti non poche delle nostre aziende, con l’attuale prezzo del gas sui mercati non poche delle nostre aziende chiudono. Prezzo che cresce se è, come ormai è, prezzo di guerra.
Petrolio: 102 dollari al barile
Stamani il petrolio brent ha toccato i 102 dollari al barile. Nel sistema circolatorio dell’economia planetaria come la cifra di una pressione così alta da indurre infarto.
Inflazione fiume che ingrossa
Già stava larga e pasciuta di suo. Ora con i prezzi del gas e del petrolio e di quasi ogni altra materia prima l’inflazione prevista/temuta al cinque per cento su base annua (2022) si nutre in modalità bulimica. Un’inflazione così prende a morsi bella fetta dei miliardi del Pnrr e stacca pezzi consistenti di bilanci pubblici e stipendi, pensioni, consumi.
Risparmi e investimenti
Stamane in apertura le Borse europee perdevano il 4 per cento in media. Borse che vengono da un mese e mezzo punitivo per risparmi e investimenti. Ora un’altra pesante bastonata che minaccia/promette di essere solo l’inizio di una bastonatura lunga e larga e vasta e pesante come la guerra in Ucraina.
Staffetta guerra-covid
La guerra affianca, dà la mano, fa staffetta con il Covid nel far danno pesante e profondo alle economie pubbliche, ai redditi e ai risparmi privati. Non vi è ovviamente un nesso causa-effetto tra pandemia e guerra scatenata dalla Russia, solo una casuale concatenazione temporale. Però la sensazione e la realtà purtroppo coincidono nell’indicare come una pausa, una tregua tra sequenze negative e drammatiche di fatto non ci sia. Guerra e Covid fanno catena intorno e sulle nostre vite in questi anni e mesi.
L’incontinenza dell’opinione
Di una cosa non ci sarà e già non c’è penuria: dell’opinione declamatoria, della guerra vera parlata con il linguaggio del bar-social, del pensiero ultra applicato qui come si trattasse di tifare curva Russia contro curva America, della retorica vuota e dell’opportunismo che si sente astuto e invece è solo pavidamente incredulo di fronte ai fatti. Viviamo per nostra fortuna da quasi 80 anni in tempi di pace e abbiamo sviluppato una cultura nella quale la pace è la condizione naturale, data per scontata e acquisita. Siamo quini inadeguati a pensare, capire e vivere la guerra. Inadeguati sono i nostri partiti politici che ripetono formule tanto ovvie quanto vuote.
Oppure nascondono e camuffano ciò che hanno detto fino a ieri. Il tutto come fosse un posizionarsi e agire sulla legge elettorale o il prossimo referendum, non una guerra, la guerra. Propaganda difensiva, difensiva di se stessi, ecco ciò che viene dal ceto politico. Inadeguati sono quelli che, per così dire, rendono militante l’opinione pubblica. Qui regna l’ignoranza informata. Sui social e sui mezzi di comunicazione i per la pace senza sapere e dire come la pace, quale pace…Irritanti. E i filo russi perché Putin è tosto e picchia. Nocivi e molesti. E inadeguata la carovana già in moto del talk-show che si dà come missione programmatica e professionale di intrattenere lo spettatore…intrattenerlo sulla guerra.
