ROMA – Parmalat ha deciso di chiudere tre stabilimenti in Italia: quelli di Genova, Villaguardia (Como) e Cilavegna (Pavia). Nonostante le chiusure si dice pronta a mettere in atto con i sindacati un piano sociale per limitare l’impatto occupazionale.
Il gruppo di Collecchio, ora di proprietà della francese Lactalis, ha detto di aver già parlato con il ministero del Lavoro per definire nei prossimi giorni degli strumenti previsti, soprattutto gli ammortizzatori sociali necessari per la realizzazione del piano sociale.
Parmalat avrebbe anche annunciato investimenti per 180 milioni nei prossimi tre anni, e ha detto che nel triennio il fatturato crescerà del 4%.
I sindacati non sono però convinti: “Rimaniamo perplessi rispetto a un programma di crescita del fatturato del 4% nei prossimi tre anni essenzialmente legato alla produzione per conto terzi, quando un gruppo come Parmalat ha necessità di intervenire anche sull’innovazione dei prodotto”, ha detto Mauro Macchiesi, segretario nazionale di Flai Cgil, sottolineando anche che “nella produzione per conti terzi i margini sono pochi”.
In una nota Parmalat ha detto di aver confermato il piano operativo 2012-2014 per l’Italia, “che ha l’obiettivo di accrescere il fatturato in Italia per il triennio in oggetto, prevede il miglioramento della produttività della business unit Italia di Parmalat, attraverso un percorso di concentrazioni produttive e semplificazioni gestionali, sostenuto da adeguati investimenti, per riguadagnare la necessaria competitività”.