ROMA – ”In tanti non si fidano piĆ¹ delle banche italiane e stanno trasferendo all’estero i propri soldi”. A sostenerlo ĆØ il professor Marco Jaggi, coordinatore del dipartimento delle scienze economiche della Libera universitĆ di Lugano in una intervista al Mattino.
”Innanzitutto – spiega Jaggi su come sia possibile difendere il proprio patrimonio -, si deve valutare se ĆØ possibile fidarsi o meno delle banche italiane: oggi, mi sembra prevalente la sfiducia perchĆ© gli istituti di credito del Paese hanno in pancia troppi titoli di Stato italiani, e mi risulta che tanti soldi si stanno trasferendo verso banche straniere. Poi, ci sono i rischi legati alla valuta. Visto che in questo momento l’euro ĆØ sotto attacco, in tanti si stanno indirizzando verso valute rifugio, come il franco svizzero: non ĆØ un caso, infatti, se la banca centrale svizzera continua a stampare miliardi di franchi per evitare un eccessivo apprezzamento della moneta elvetica”.
Alla domanda se si tratti di ricchezze sottratte a una eventuale patrimoniale, Jaggi replica: ”Se prendiamo ad esempio un ipotetico cittadino Mario Rossi, no: perchĆ© anche se gestito in banche estere, con investimenti in valute estere, si tratta di un patrimonio che appartiene ad una persona tenuta al pagamento delle imposte in Italia. Per proteggerlo dall’ulteriore tassazione ĆØ, perĆ², possibile utilizzare un trust, uno strumento riconosciuto che serve a segregare il patrimonio a favore dei familiari e dei discendenti. A questo punto, il trust paga le tasse allo Stato in cui ha sede”.
Con molti trust, quindi, ”l’entrata sarebbe sicuramente incerta”, ma sostiene Jaggi, ”se ĆØ fatto seriamente, per conservare il proprio patrimonio a beneficio di familiari e discendenti, ĆØ una scelta eticamente giusta, visto che si tratta di una ricchezza frutto di introiti giĆ tassati. Questo significa, perĆ², che Mario Rossi, da proprietario del patrimonio, ne diventa fiduciario a tutela di tutti i beneficiari del trust”.