La pedopornografia è un reato che su internet vale 4-5 miliardi di dollari l’anno. Questo il giro d’affari legato allo scambio di materiale pedopornografico in rete. Sono queste le cifre fornite da Danilo Bruschi del Dipartimento d’informatica e comunicazione dell’università degli Studi di Milano nel corso della presentazione del dossier pedofilia di Telefono azzurro. «Si tratta di un mercato che supera le entrate annue dei due principali network televisivi americani» ha affermato Bruschi, sottolineando come spesso i siti pedopornografici su server italiani bloccati dalla Polizia postale vengano poi riaperti in altri paesi, dove la pedopornografia non è reato. «Purtroppo in paesi più poveri da questo traffico sul web ci guadagnano», ha aggiunto Bruschi, ex presidente del Comitato di garanzia ‘Internet e minori’, auspicando che per contrastare questi fenomeni si faccia rete a livello internazionale.
Dal luglio 2007 a febbraio di quest’anno la linea di Telefono azzurro nata per consentire di chi naviga in Internet ha ricevuto 4.124 segnalazioni relative a materiale pedopornografico presente in Rete. «Chiediamo ai provider di fare la loro parte nella lotta alla pedopornografia, adottando un codice deontologico in cui si impegnano contro questo fenomeno» ha affermato il presidente di Telefono Azzurro Roberto Caffo. «Se si entra inavvertitamente in un sito pedofilo o pensando di scaricare un film ci si rende conto che si tratta di materiale pedopornografico, non basta chiudere la pagina o cancellare il file: bisogna segnalare il link o il materiale a polizia o carabinieri» ha sottolineato Lisa Di Bernardino, vice questore aggiunto della Polizia Postale di Milano. «Il rischio è quello di subire una perquisizione o il sequestro del pc per quella che è davvero una casualità» ha concluso Di Bernardino.