
ROMA – La disponibilità di risorse per intervenire subito sulle pensioni e consentire uscite anticipate è limitata a 800 milioni di euro, massimo un miliardo di euro. Per questo nella legge di stabilità – la discussione tra governo, maggioranza e ministero dell’Economia che frena continua – saranno contenute misure circoscritte a poche selezionate categorie: esodandi finora esclusi dalle salvaguardie già scattate, senza lavoro over 62 sprovvisti di ammortizzatori sociali e donne, con priorità a quelle con figli.
L’anticipo sarebbe al massimo di 3 anni (in pensione a 63 anni), con almeno 35 o 30 anni di contributi, con penalizzazioni annue sull’assegno tra il 3 e il 4% (massimo quindi 12% per tre anni di anticipo). Marco Rogari sul Sole 24 Ore spiega le linee guida del compromesso possibile tra una deroga al “sistema pensionistico più rigido del mondo” e la necessità contabile di non intaccare un caposaldo dell’equilibrio di bilancio che piace a Bruxelles (e che garantisce sulla serietà del governo per ottenere altri tipi di flessibilità su investimenti e sostegno alla crescita).
Sono queste le coordinate di riferimento su cui si starebbero muovendo i tecnici del Governo per confezionare un’ipotesi mirata di flessibilità in uscita per le pensioni, modellata su una sorta di restyling della cosiddetta “opzione donna”, da inserire nelle legge di stabilità insieme a un meccanismo altrettanto mirato di flessibilità contributiva. Che avrebbe la finalità di consentire al datore di lavoro di versare contributi al lavoratore anche una volta cessato il rapporto. Il tutto anche con l’obiettivo di favorire le staffette generazionali. (Marco Rogari, Il Sole 24 Ore).