Pensioni: salve fino a 1400 euro, importi ridotti se scegli l’anzianità

ROMA – Le pensioni fino a 1.400 euro sono salve fino al 2013 e saranno regolarmente aggiornate secondo l’indice Istat dell’inflazione. La pensione di anzianità sarà comunque un obiettivo difficile, ma per chi la richiede prima dei 62 anni la riduzione del trattamento sarà attenuata. Le vecchie regole della previdenza rimarranno valide per 65 mila cassa integrati. Chi nel 2012 ha raggiunto i 35 anni di contributi invece sarà soggetto alla sospensione delle “quote” e vedrà l’età pensionabile slittare a 66 anni, che potrà comunque anticipare a 64.

PENSIONI FINO AI 1400 EURO –  L’adeguamento Istat per le pensioni fino ai 1.402 euro sarà effettuato solo nel 2012. Nel 2013 si tornerà alla soglia di 936 euro, che corrisponde a al doppio del minimo Inps.  In considerazione del valore dell’inflazione al 2.6 per cento, le pensioni nel 2012 godranno di un aumento di 23 euro.

PENSIONE DI ANZIANITA’ – Nel 2012 l’età per la pensione di anzianità sarà di 42 anni e 1 mese per gli uomini e di 41 anni e 1 mese per le donne. Nel 2013 invece salirà a 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne, con l’adeguamento all’aspettativa di vita. Chi chiederà la pensione di anzianità prima dei 62 anni di età, dopo aver raggiunto i circa 42 anni di contributi, riceverà un assegno ridotto dell’1 per cento se l’anticipo è di due anni. La riduzione salirà al 2 per cento se l’anticipo viene richiesto oltre i due anni. Ad esempio un uomo di 60 anni che ha 42 anni di contributi riceverà un assegno ridotto del 2 per cento, un uomo con gli stessi contributi ma di 59 anni avrà una riduzione del 4 per cento.

PENSIONI D’ORO – Il contributo di solidarietà previsto dalla manovra di Ferragosto del precedente governo di Silvio Berlusconi sarà valido fino al 31 dicembre 2014. La manovra Monti introduce un altro scaglione per importi sopra i 200 mila euro. Sotto i 90 mila euro lordi non si paga, le trattenute invece saranno del 5 per cento per importi tra i 90 mila e i 150 mila euro lordi, del 10 per cento dai 150 mila fino ai 200 mila e del 15 per cento oltre i 200 mila euro.

I “FORTUNATI” – Le nuove regole saranno in vigore dal 1 gennaio 2012 e non saranno applicate a tutti coloro che hanno raggiunto i requisiti di età e contributi entro il 31 dicembre 2011. Chi ha già maturato il diritto all’anzianità potrà andare in pensione con 40 anni di contributi, oppure con la quota 96. Potrà attendere la finestra d’uscita tranquillo di non incappare nelle nuove misure della previdenza. Le donne invece staranno tranquille fino al 2015, se hanno scelto il calcolo interamente contributivo o per l’anzianità maturata prima del 1 gennaio 1996, con i 35 anni di contributi ed i 57 o 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti o autonome.

CASSA INTEGRATI – Il numero di lavoratori in cassa integrazione che non saranno soggetti alle nuove norme previdenziali passa da 50 mila unità a 65 mila unità, grazie agli accordi presi dai sindacati prima del 4 dicembre 2011. Potranno stare tranquilli coloro che maturano il termine del pensionamento entro il periodo di mobilità e coloro che, collocati in lunga mobilità, attendono il pensionamento.

GLI “SFORTUNATI” – La sospirata pensione si allontana invece per coloro nati dopo il 1952. Supponiamo che un dipendente abbia iniziato a lavorare nel 1976, con l’attuale sistema sarebbe andato in pensione nel gennaio 2013, raggiunti i 60 anni di età ed i 36 di contributi con la finestra mobile di 12 mesi. Ora invece potrà andare in pensione solo dopo il 2018, quando avrà raggiunto i 42 anni e tre mesi di versamenti ed i 66 anni di età.

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