ROMA – Pensioni, Boeri “vota” Sì al referendum e chiede riforma dell’Inps. “Senza la riorganizzazione dell’Inps sarà difficile l’attuazione del piano di anticipo pensionistico. L’Inps dovrà essere il centro di una rete fra banche, assicurazioni, imprese e lavoratori. Per noi è una grossa sfida”. Lo afferma il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’intervista alla Stampa, nella quale rileva anche come il Sì alla riforma costituzionale possa avere effetti importanti su lotta a povertà a e disabilità. Il piano di uscita anticipata, rileva, “è un meccanismo complicato, per questo ci vorrà un’importante campagna informativa e il contributo dei sindacati”.
Il giudizio di Boeri sull’Ape è ancora sospeso: “Tutto ciò che permette maggiore libertà di scelta a persone e imprese senza far aumentare il debito va bene. Il governo ha dovuto tenere conto dei vincoli europei, resta da verificare che i costi non vengano fatti pagare alle giovani generazioni”. Ma è sulla riorganizzazione dell’ente previdenziale, sulla “guerra interna” che Boeri vuole segnare un salto di discontinuità.
E poi ha un fronte aperto con i dirigenti, che contestano il piano di riduzione delle direzioni generali. Perché?
«La fusione fra Inps, Inpdap ed Enpals è avvenuta a freddo. Da allora non c’è mai stata una vera riorganizzazione. (Tira fuori l’organigramma dell’Inps). Guardi qui: le pare possibile che l’Inps debba avere una direzione “per il coordinamento analisi e monitoraggio soddisfazione dell’utenza per la riduzione del rischio reputazionale”? Per la pubblicazione dei lavori fatti dai ricercatori coinvolti nel programma VisitInps ho dovuto coinvolgere cinque direzioni generali. Glielo ripeto: cinque». (Alessandro Barbera, La Stampa)
“Sì al referendum fondamentale per cambiare il sistema dell’invalidità”. “Il diavolo sta nel dettaglio – prosegue – e diverse cose sono ancora in discussione”. Boeri vuole l’Inps più presente sul territorio: “Quando giro le sedi e incontro i sindaci spesso mi chiedono di aprire punti Inps presso i loro Comuni”. Ritiene che il referendum avrà anche sul loro lavoro effetti “potenzialmente importanti. Penso al contrasto alle povertà: oggi se ne occupano Comuni e Regioni a macchia di leopardo”, mentre “ci vorrebbe un sistema di finanziamento nazionale affiancato da un cofinanziamento locale” e anche “sugli assegni di invalidità: oggi la competenza è divisa fra noi e Asl con sovrapposizioni evidenti, lungaggini e contenzioso. Ipotizziamo di affidare tutto all’Inps: oggi è necessario mettere d’accordo tutte le Regioni, se il Sì passa, lo Stato riavrà il potere di regia”.