ROMA – Pensioni: con la Fornero 37mila giovani a casa? Stime Inps. Aver innalzato i requisiti anagrafici per uscire dal lavoro e andare in pensione ha significato rendere indisponibili nuove posti di lavoro per i giovani, per cui modificare la riforma Fornero consentendo una maggiore flessibilità in uscita avrà come effetto quello di aumentare le opportunità di impiego dei nuovi entranti. E’ così, c’è un rapporto di causa effetto tra pensioni anticipate e aumento dell’occupazione giovanile?
Economisti e statistici finora hanno negato questa relazione, ma alcuni dati Inps sembrano invece fornire evidenza empirica al nesso in questione, addirittura facendo emergere un buco di lavoro giovanile quantificabile, rispetto all’introduzione della riforma, in 37mila unità andate perse. La stessa Elsa Fornero ha più volte dichiarato come tornare indietro rinunciando ai risparmi di sistema ottenuti significa intestarsi una “flessibilità previdenziale” da caricare sulle spalle delle generazioni future a suon di debito. E anche Boeri, pur invocando maggior flessibilità, non ha mai inalberato la bandiera della staffetta generazionale.
“Tutta la nostra storia dimostra che non è vero che i pensionamenti anticipati creano lavoro per i giovani, a parte situazioni temporanee. Che sia una tesi sbagliata lo ha sempre sostenuto anche il presidente dell’Inps Boeri, nel corso del suo lavoro di ricerca”, sostiene Fornero. Ma allora, quel dato dei 37mila posti di lavoro destinati ai giovani da dove scappa fuori? Lo spiega Luca Cifoni su Il Messaggero.
Dall’analisi compiuta su circa 80 mila imprese private con più di 15 dipendenti, operanti in maniera continuativa tra il 2008 e il 2014, risulta che per un’azienda di dimensioni medie un aumento dell’1 per cento della durata del blocco porta ad una riduzione dello 0,2 per cento nelle assunzioni di giovani. Quindi trattenere un dipendente per cinque anni avrebbe come effetto la mancata assunzione di un giovane.
Inserendo questa correlazione nel contesto di quel che è avvenuto sul mercato del lavoro in questi anni, lo studio evidenzia come nelle aziende private la stretta sui requisiti pensionistici abbia distrutto 36.745 posti per i giovani, ovvero il 22 per cento di quelli che sono stati complessivamente persi nel periodo che va dal 2011 al 2014. Fin qui la ricostruzione di quanto è successo: questo non vuol dire che allentare i vincoli in uscita provocherebbe automaticamente un’ondata di assunzioni. (Luca Cifoni, Il Messaggero)