ROMA – Pensioni, contributo solidarietà: duello alla Consulta, duello legale. Oggi, martedì 5 luglio, la Corte Costituzionale esamina il ricorso contro il contributo di “solidarietà” imposto dal mai rimpianto Governo Letta e già bocciato dalla stessa Corte. Il Governo Renzi difende l’azione ingiusta del predecessore Enrico Letta e l’Avvocatura prepara la difesa insistendo sul carattere temporaneo del provvedimento e soprattutto sulla solidarietà intergenerazionale.
Dall’altra parte si insiste invece sull’irragionevolezza del legislatore che non ha voluto tener conto dell’illegittimità costituzionale di un precedete prelievo dichiarata dalla stessa alta corte. Di seguito le ragioni dei due fronti contrapposti.
Misura minata da “irragionevolezza”. E’ questa, in sintesi, la posizione dei legali dei ricorrenti contro la norma sul contributo di solidarietà sulle pensioni alte rappresentata oggi nel corso dell’udienza in Corte Costituzionale al Palazzo della Consulta dagli avvocati Vittorio Angiolini, Federico Sorrentino e Giovanni Sciacca. “L’irragionevolezza della misura è tutta già nel monito al legislatore contenuto nella sentenza 116 della Corte Costituzionale”, ha detto Angiolini facendo riferimento a una sentenza del 2013 con cui la Consulta aveva dichiarato incostituzionale una norma, precedente a quella oggi in esame, che istituiva un contributo di solidarietà.
“Il reddito da pensione – ha aggiunto – non ha ragione di contribuire di più rispetto ad altri redditi alle entrate e uscite pubbliche. Qui invece si ha il paradosso che se si prendono più di 300mila euro di reddito non pensionistico, si concorre di meno che se se ne prendono altrettanti di pensione”. I legali quindi hanno fatto leva sul fatto che il prelievo riguardi la sola categoria dei pensionati, una modalità che la Corte Costituzionale aveva censurato nella sentenza 116.
Un contributo ispirato a “principi di solidarietà sociale, progressivo e temporaneo”, che tocca assegni a partire da 14 volte il minimo Inps e va valutato all’interno di un quadro che punta ad “assicurare anche le pensioni future” in un’ottica di solidarietà intergenerazionale. Con queste argomentazioni gli avvocati dello Stato Federico Basilica e Gabriella Palmieri e il legale dell’Inps, Filippo Mangiapane, hanno difeso l’importazione del prelievo di solidarietà sulle pensioni alte di cui si è discusso oggi in Consulta.
Secondo gli avvocati, non regge l’ipotesi che il contributo di solidarietà violi principi quali quello di solidarietà sancito dall’art. 2 della Costituzione o della capacità contributiva, previsto dall’art. 53. Lo stesso vale per le obiezioni che fanno leva sull’art. 97 sull’equilibrio di bilancio per le pubbliche amministrazioni, che “invece è un nostro cavallo di battaglia – ha detto Basilica – è lo ‘scudo’ di questo contributo”.
Secondo l’avvocatura dello Stato, intervenuta a nome della Presidenza del Consiglio, “l’impostazione che sta dietro le ordinanze con cui è stata sollevata la questione di costituzionalità è vecchia, superata, perché non tiene conto del fatto che qualcosa è cambiato né della congiuntura economica”, visto con le norme sull’equilibrio di bilancio “la finanza pubblica diventa un bene da tutelare in via prioritaria”. Qui si innesta la necessità di “valutare la misura nell’ottica complessiva del sistema previdenziale – ha sottolineato Palmieri – e di una solidarietà intergenerazionale: la stabilità di bilancio non viene assunta come criterio astratto, ma tutto interno al sistema previdenziale, con l’obiettivo di assicurare anche in futuro gli assegni pensionistici”.