
ROMA – Con l’estensione di opzione donna “l’Inps stima che ci saranno altre 36mila lavoratrici interessate”, aveva dichiarato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, spiegando che la misura inserita in legge di Stabilità “consente di maturare i requisiti (attualmente 35 anni di contributi e 57 o 58 anni e tre mesi di età, ndr) anche per il 2015″ con decorrenza quindi dal 2016.
Lo conferma la relazione tecnica della Legge di Stabilità, ne riferisce oggi sul Sole 24 Ore ; Matteo Prioschi che segnala “la fuga verso la pensione delle lavoratrici che possono”. Soprattutto considerando che corrono verso il ritiro anticipato nonostante:
a) il calcolo solo contributivo invece del misto che taglia l’assegno di un buon 30%,
b) dal 2004, anno di introduzione di questo regime sperimentale, al 2014, solo 27980 pensioni sono state erogate con il calcolo completamente contributivo.
“In molti casi è la pensione della disperazione, non è questo il modello di flessibilità di cui vogliamo parlare”, secondo Morena Piccinini, presidente di Inca (il patronato della Cgil). “La sceglie – spiega – chi ha perso il lavoro 6-7 anni prima della pensione e si trova tutte le porte chiuse, per questo accetta una pensione ridotta fino al 30%, perché non ha altre prospettive di organizzazione della vita e del lavoro”.
Del resto la “fuga” si spiega con un incremento consistente dei requisiti minimi necessari per la pensione di vecchiaia nel settore privato, quale effetto combinato delle riforme previdenziali e dell’adeguamento alla speranza di vita. I numeri riguardanti gli anni scorsi testimoniano che l’attrattività per l’opzione donna è cresciuta di pari passo con l’incremento dell’età minima (o dei contributi) per accedere alla pensione.
In particolare dal 2012, quando per effetto della riforma previdenziale Monti-Fornero di fine 2011, è stata cancellata la pensione di anzianità.
Il prossimo anno ci sarà un ulteriore scalino per le donne del settore privato: i 63 anni e 9 mesi necessari ora alle lavoratrici dipendenti nel 2016 diventeranno 65 anni e 7 mesi, mentre per le autonome si passerà da 64 anni e 9 mesi a 66 anni e 1 mese. (Matteo Prioschi, Il Sole 24 Ore).