La storia di Bruno Umberto Salgarello, un dirigente incluso nella categoria delle pensioni d’oro indicate all’odio sociale da Governi irresponsabili come quelli di Berlusconi, Monti e ora anche Letta, è raccontata sul Corriere della Sera da Corinna De Cesare.
Ora il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che tutto forse sa di statistica (era presidente dell’Istat) ma che sappia di mondo del lavoro molti ne dubitano, vorrebbe bloccare l’indicizzazione delle pensioni, cioè la loro rivalutazione in base al costo della vita, ignorando, pare, che il blocco c’è già.
Bruno Umberto Salgarello, che ha 69 anni, due figli, e 40 anni di matrimonio alle spalle, espone:
“La mia pensione è già bloccata. Prendo 105 mila euro lordi l’anno senza adeguamento. Ma sono soldi che mi sono sudato pagando i contributi per 50 anni e iniziando a lavorare ad appena 15 anni come operaio. Facevo i turni in acciaieria”.
Entrato nel 1970 alla Bosch, come impiegato, ne è uscito nel 2001 da dirigente:
“Ho fatto sacrifici, le scuole serali e tanta gavetta. Cento mila euro è una pensione dignitosa, ma è il frutto di un percorso fatto di sforzi. Sacrifici comuni a tanti altri dirigenti che hanno raggiunto per merito certi livelli di responsabilità. E ora per questo dobbiamo essere puniti? Non possiamo essere sempre noi a dare un contributo senza un ritorno di alcun tipo. Quello una tantum è giusto, il problema è che sta diventando una semper. Non è corretto sotto il profilo umano, sociale e giuridico”.
Salgarello riferisce di una discussione con un amico sindacalista, il quale gli diceva:
“Voi che avete di più, dovete contribuire in maggior misura”.
Replica Salgarello che quel dibattito è indice di una guerra tra più o meno poveri:
“La verità è che i ricchi, quelli veri, se la stanno ridendo”.