L’iniquo prelievo forzoso sulle pensioni dovrà essere restituito, dopo che la Corte Costituzionale lo ha bocciato.
Questa speranza di migliaia di pensionati d’oro trova conferma in un articolo di Domenico Comegna sul Corriere della Sera:
“Le somme prelevate finora sulle pensioni d’oro dovranno essere restituite, come già accaduto per gli stipendi dei dipendenti pubblici sopra i 90 mila euro, oggetto di un altro prelievo di solidarietà già bocciato dalla Corte Costituzionale”.
La somma in gioco, avverte Domenico Comegna, non è decisiva, sono 25 milioni di euro l’anno, confermando il sospetto che si trattasse di una concessione del Governo Monti, nel solco tracciato da quello di Berlusconi, al partito dell’odio sociale.
Le pensioni “ricche”, spiega Domenico Comegna,
“rappresentano una piccola quota stimata in 33 mila quelle sopra i 90 mila euro, appena 1.200 oltre quota 200 mila euro”.
La spiegazione è in una falsa mossa egualitaria:
“Difficile far digerire alla stragrande maggioranza degli italiani alle prese con le difficoltà economiche qualcosa che viene percepita come un «regalo» ai più ricchi”.
Peccato che, trattandosi del frutto di contributi versati nel corso di una vita di lavoro, la manovra ha tanto il sapore di esproprio proletario, mentre peraltro vengono lasciate intatte altre fonti di reddito (titoli di Stato, profitti di Borsa) sottoposte a tassazione minima.
Avverte ancora Domenico Comegna che
“il contributo di solidarietà è una peculiarità tutta italiana, visto che in altri paesi europei come la Spagna, la Francia o la Germania, le pensioni non vengono neppure tassate o subiscono un prelievo assai ridotto di pochi punti percentuali”.
Nello stesso articolo, Domenico Comegna ricorda come è nata:
“Nell’ambito di una manovra economica straordinaria, l’esecutivo del centrodestra, a pochi mesi dalla sua uscita di scena (ad agosto del 2011), aveva chiesto un sacrificio a tutti i pensionati più ricchi, chiamandoli a pagare un contributo straordinario del 5% sulla parte di assegno Inps che oltrepassa i 90 mila euro e del 10% sulla quota che supera i 150 mila.
“Poi, alla fine dello stesso anno, il governo Monti e l’ex-ministro del welfare, Elsa Fornero, hanno rincarato ulteriormente la dose, applicando un contributo di solidarietà del 15% anche sulla parte di rendita che, per pochi fortunati, supera i 200 mila euro. Interessati al «contributo di perequazione sui trattamenti pensionistici» (così tecnicamente viene definito il prelievo) sono tutti i pensionati, sia ex lavoratori pubblici che privati, in quanto ai fini dell’individuazione dei soggetti tenuti al contributo la legge (ora bocciata) non fa riferimento al rapporto di lavoro precedente al pensionamento, ma soltanto all’importo complessivo della somma intascata, considerando tutti i trattamenti, sia quelli obbligatori che quelli integrativi e complementari, erogate da Inps, ex Inpdap nonché da enti diversi, con esclusione delle sole prestazioni assistenziali (assegni straordinari di sostegno a reddito, pensioni erogate alle vittime del terrorismo, rendite Inail)”.