ROMA – Nella spending review appena approvata (il decreto sulla revisione della spesa pubblica) c’è stata l’ultima informata di esonerati dalla legge Fornero. Sono gli ottomila dipendenti del pubblico impiego che accederanno al prepensionamento guidato: cioè coloro che abbiano maturato 40 anni di servizio (o per quota, anni+anzianità) entro il 2013 con gli assegni pensionistici che scattino entro il 2014. E’ il trattamento alternativo alla mobilità con retribuzione all’80%, che diventa spesso appena il 50%, considerando che la decurtazione riguarda lo stipendio reale mentre scompariranno di colpo tutte le indennità e le voci accessorie come straordinari, indennità di posizione.
Questi 8 mila sono stati stimati dal Governo su una platea di 24 mila esuberi della pubblica amministrazione. Vanno ad aggiungersi ai famosi 120 mila “esodati” (i 65 mila del primo decreto cui si aggiungono 55 mila per cui è stata trovata la copertura finanziaria) ammessi alla salvaguardia, cioè possono andare in pensione con le vecchie regole. Non sono comunque gli unici che che andranno in pensione prima dei 66 anni, nuova soglia limite introdotta dalla riforma.
Con l’aiuto del Sople 24 Ore del 10 luglio proviamo a fare un po’ d’ordine. Rientrano nelle vecchie regole tutti coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011. Con, “in via eccezionale”, i dipendenti del privato iscritti all’assicurazione generale obbligatoria o forme sostitutive, che potranno andare in pensione a 64 anni. Questa clausola si applica agli uomini che entro la fine del 2012 maturano 35 anni di contributi arrivando a quota 96 (36 anni di contributi + 60 anni di età, o 61 anni di età e 35 di contributi); e alle donne che sempre fino al 31 dicembre 2012 compiano 60 anni e vantino 20 anni di contributi.
Con le vecchie regole per quanto riguarda la tempistica, ma con le nuove perché con il metodo contributivo, possono anticipare la pensione le lavoratrici con anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e almeno 57 anni di età se dipendenti, 58 se autonome. Prenderanno il 20%30% in meno nell’assegno per effetto del calcolo contributivo, più penalizzante rispetto al retributivo: l’importante è che si maturi la decorrenza della pensione entro la fine del 2015. Dall’elenco degli esonerati dalla riforma manca solo la categoria delle lavoratrici private nate entro il 1951 e quelle del pubblico nate entro il 1950 che abbiano maturato 15 o 20 anni di contributi in base al regime previdenziale applicabile, in quanto hanno già maturato il diritto alla pensione anche se sono ancora al lavoro.