
ROMA – Pensioni flessibili e quota 97: il rebus penalizzazioni. Pensioni flessibili, ritorno all’epoca pre Fornero per sanare il problema esodati, cioè a quota 97 (62 anni + 35 di contributi) con penalizzazioni economiche. Nell’impianto della controriforma annunciata prima dal premier Letta e confermata dal ministro del Lavoro Giovannini, il problema resta il solito, le risorse.
Il progetto più avviato riprende quello dell’ex ministro Damiano e dell’attuale sottosegretario all’Economia Baretta:: una decurtazione del 2 per cento per ogni anno di distanza dalla soglia dei 66, attuale limite per l’uscita di vecchiaia, che poi si ribalterebbe in un analogo incentivo all’uscita ritardata.
Tuttavia, se un lavoratore potrebbe accettare la decurtazione pur di non rimanere nel guado dei senza stipendio (perché espulsi dal circuito lavorativo) e senza pensione (per la mancanza di requisiti), il governo, per mutare indirizzo senza intaccare i saldi finanziari attuali, dovrebbe imporre penalizzazioni altissime.