Pensioni. Inps salva gli assegni dalla svalutazione. Manca solo l’ok del Governo

Pensioni. Inps salva gli assegni dalla svalutazione. Manca solo l’ok del Governo

ROMA – Pensioni. Inps salva gli assegni dalla svalutazione. Manca il sì del Governo. Sul rischio della svalutazione degli assegni pensionistici legata al Pil negativo l’Inps batte un colpo: se il coefficiente di rivalutazione invece di rivalutare svaluta (come succederà nel 2015 e 2016 stante la recessione degli ultimi anni), non verrà applicato. Cioè l’Inps ha deciso di congelare, sterilizzare l’impatto negativo dell’andamento del Pil sulle pensioni. Salvo avviso contrario dei ministeri di Economia e Lavoro.

Che devono ancora deliberare: sono d’accordo in linea di principio ma va valutato anche il nodo delle coperture segnalato dalla Ragioneria di Stato. In pratica, con l’applicazione automatica del meccanismo di rivalutazione associato al Pil introdotto nel 1995 con la riforma Dini (il passaggio al contributivo), 10mila euro versati si sarebbero tradotti in 9.980 euro. Il coefficiente di rivalutazione essendo in territorio negativo (-0,1297%): invece di aggiungere, sottrae.

La lettera scritta dal direttore generale dell’Inps Mauro Nori spiega come il congelamento del coefficiente si impone perché non si può erogare una pensione più bassa del suo valore nominale, lo dice la Costituzione. Per cui  l’Istituto previdenziale “non procederà ad alcuna rivalutazione dei contributi accreditati», limitandosi a “considerare il valore nominale dei contributi accreditati”.

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Warsamé Dini Casali