ROMA – La manovra appena licenziata e firmata da Napolitano contiene una stretta alle pensioni di invalidità e reversibilità. L’obiettivo, in vista del pareggio di bilancio del 2014, è recuperare 5 miliardi da tutto il settore dell’assistenza. Rispetto all’Europa, attualmente, paghiamo troppo. La crescita per la spesa degli assegni di accompagnamento per gli invalidi è salita da 10 miliardi a 16 miliardi in pochi anni. Sulla reversibilità, i criteri sono più morbidi che nel resto d’Europa: alla fine dell’anno, con l’allungamento della vita in corso, all’Inps si presenta un conto di 38 miliardi per 5 milioni di vedove. Il problema, per le pensioni di invalidità, sta soprattutto nel fatto che l’entità dell’erogazione non la fanno all’Inps che si limita a ricevere i referti della Sanità. La materia è delicata, perché tocca la vita e la salute delle persone: tuttavia, la riforma delle prestazioni oggi erogate dall’Inps è una piccola rivoluzione.
Il provvedimento è inserito nella legge delega di accompagno alla manovra. Quei 5 miliardi verranno drenati armonizzando il sistema delle prestazioni assistenziali. Tutte le pensioni di questo tipo saranno decise all’Inps, grazie all’istituzione di nuovi criteri e modelli di erogazione. L’indicatore detto “di bisogno nazionale” sperimentato in Trentino verrà adottato dalla nuova Inps “centralizzata”. E’ prevista una clausola di salvaguardia nella delega fiscale. Se le modalità di copertura non verranno rispettate, si agirà attraverso il taglio orizzontale, tra il 10 e il 15% di tutte le agevolazioni fiscali e assistenziali.
