ROMA – Forse gli esodati che hanno fatto domanda all’Inps per essere “salvaguardati” sono meno del previsto, quindi si liberano risorse per sbloccare l’adeguamento all’inflazione per le pensioni fino a 2.973 euro lordi l’anno, ovvero fino a sei volte il minimo. È una buona notizia che Davide Colombo del Sole 24 Ore deduce da una promessa fatta dal ministro del Welfare Enrico Giovannini a un convegno della Fiom-Cgil sulle pensioni.
La promessa è che, stando ai dati in suo possesso sulle domande di “salvaguardia” che gli esodati hanno presentato all’Inps, ci sono i margini per sbloccare la perequazione (l’adeguamento all’inflazione) per le pensioni fino a sei volte il minimo, quelle di quasi 3.000 euro lordi al mese.
La legge di Stabilità 2013 infatti prevedeva un ulteriore stop dell’adeguamento al costo della vita per le pensioni di sei volte superiori al minimo, se non fossero bastate le risorse stanziate per salvaguardare gli esodati. Ma una clausola parlava di una verifica da fare entro il 30 settembre. Scrive Colombo sul Sole:
“Quella verifica è lungi dall’essere conclusa, visto che l’Inps sta ancora ricevendo le domande di salvaguardia degli esodati della terza platea, quella dei 10mila individuati proprio con la legge di stabilità del Governo Monti. […] Finora sappiamo ufficialmente che la prima platea di esodati, pari a 65mila unità e prevista dal “Salva Italia” è stata coperta per circa 62mila salvaguardie. Ancora non sono stati forniti i dati sulla seconda platea dei 55mila, quella attivata con il dl 95 del luglio 2012 (spending review) ma sembra che anche in questo caso si chiuderà con salvaguardie molto inferiori al previsto. Infine la verifica sull’ultimo scampolo dei 10mila della legge di Stabilità. E’ presto per dire se saranno di più o di meno, visto che le procedure sono ancora in corso e la data del 30 settembre 2013 per le verifiche non verrà rispettata. Ma evidentemente dai calcoli provvisori deve risultare che gli eventuali eccedenti della terza platea sarebbero più che compensati dalle minori salvaguardia delle prime due. Insomma, dei 9,1 miliardi messi in campo per queste tutele nei prossimi anni si avanzerà qualcosa.
Una ulteriore conferma della nostra ipotesi (che potrà essere verificata solo con i dati finali Inps) sta nella scelta fatta dal Governo di attivare un ulteriore, sia pure modesta, platea di salvaguardati: i 6.500 contemplati nel dl 102 di agosto e attualmente all’esame della Commissione bilancio della Camera. Si tratta di casi di licenziamenti individuali ai quali verrà riconosciuta una salvaguardia per accedere al pensionamento con i requisiti pre-riforma Fornero. Costo stimato 151 milioni nel 2014, 164 milioni nel 2015, 124 milioni nel 2016 con un decalage che si azzera nel 2020. Non bastasse questo provvedimento, vale ricordare infine quanto aveva detto pochi giorni prima del varo del dl 102 lo stesso Giovannini, vale a dire un nuovo provvedimento del Governo a settembre per altre 20-30mila esodati“.
Fatti più o meno i conti degli esodati, la situazione dei pensionati è che con la riforma Fornero, nel 2012 e nel 2013 sono state congelate le pensioni da 1.486 euro in su (tre volte il minimo). Nel 2014 si dovrebbe tornare alle regole fissate dalla legge 488 del 1998:
“ovvero rivalutazione del 100% dell’assegno fino a tre volte il minimo, del 90% dell’assegno per la parte compresa tra tre e cinque volte il minimo e del 75% per la quota superiore. Ma il ministro Giovannini ha fatto un passo in più: adeguamento del costo della vita sarà garantito anche agli assegni fino a sei volte il minimo. Cosa accadrà per le pensioni oltre quella soglia di 2.973 euro lordi non si sa. Ma il passo in più potrebbe costare un centinaio di milioni nel 2014 con un’inflazione attorno all’1,5-1,7%. E quelle risorse verrebbero rinvenute facilmente grazie alla minor spesa per gli esodati”.