Pensioni. Opzione donna e part-time: mi conviene? Esodati…

Pensioni. Opzione donna e part-time: mi conviene? Esodati…

ROMA – Alla fine della tanto invocata flessibilità in uscita restano solo due provvedimenti, “parziali e costosi” come denuncia Tito Boeri dell’Inps: opzione donna e il part time volontario. Più l’infinito balletto delle salvaguardie per gli esodati, per il quale anche la definizione risulta un po’ troppo larga, un problema che “auto-riproduce” come paventa il ministro dell’Economia Padoan: “Si dicono esodati gruppi di cittadini che hanno le loro sacrosante richieste ma che tecnicamente non sono gli esodati della prima ora. Come abbiamo detto in Parlamento bisogna trovare una soluzione definitiva”. Ma non ora, non nella Legge di Stabilità.

Opzione donna. Con l’estensione di opzione donna “l’Inps stima che ci saranno altre 36mila lavoratrici interessate”, ha assicurato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, spiegando che la misura inserita in legge di Stabilità “consente di maturare i requisiti (attualmente 35 anni di contributi e 57 anni e tre mesi, 58 anni e tre mesi di età per le autonome, ndr) anche per il 2015” con decorrenza quindi dal 2016.

Ma a un costo molto elevato: tra il 30 e il 50% in meno sull’assegno, frutto del calcolo interamente contributivo. Quante accetteranno, a chi conviene? “No di sicuro alla donna che lavora da quando ha 18 anni e ha versato quasi tutto col retributivo. Nel suo caso, per paradosso, se sceglie l’opzione lavora per più tempo e incassa molto meno“, spiega Prometeia, calcoli alla mano.

Part time. Lavori la metà del tempo a tre anni dalla pensione. Ma guadagni i due terzi: a contributi figurativi ci pensa lo Stato per non compromettere la pensione futura. E il datore di lavoro integra la busta paga con il resto dei contributi che avrebbe versato in full-time. Quante aziende accetteranno?

Elsa Fornero, “la flessibilità costa molto più di 20 euro”. “E’ possibile che un anticipo costi soltanto 20 euro? No, non è credibile. Se si applica l’opzione donna come in passato, la riduzione rispecchia in maniera corretta l’anticipo di pensione, quindi vuole dire che il taglio è intorno al 3,5-4% l’anno per ogni anno che non sono recuperabili secondo la matematica attuariale. Non sono 30-40 euro ma una riduzione molto più sensibile”, ha affermato l’ex ministro del Lavoro e madre della riforma che si vuole rendere meno rigida, Elsa Fornero a diMartedì di Giovanni Floris

Published by
Warsamé Dini Casali