ROMA – Perché Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, ha dichiarato guerra alle pensioni più alte e insiste nel non tenere conto delle sentenze della Corte Costituzionale, non solo cercando di aggirarle ma proprio di ignorarle?
L’ultima di Giovannini è di martedì 8 ottobre.Parlando alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, nel corso di una audizione, Giovannini si è ben guardato dal minacciare ai presenti un taglio delle loro stra d’oro e stra immeritate. Secondo l’agenzia di stampa Agi, Giovannini ha detto che
“nel 2014 rimarrà in vigore il blocco della rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione per gli assegni del valore di oltre 6 volte il minimo, ossia quelle da 3 mila euro al mese lordi in su”.
Il blocco è anti costituzionale e la Corte si è già espressa e anche di recente, con la sentenza n. 316/2010.
Ma Giovannini e i suoi del Ministero preferiscono fingere di non avere memoria o di non sapere leggere.
Come riferisce il Corriere della Sera
“la riforma Fornero aveva disposto per il biennio 2012-2013 il blocco della perequazione. Ma la misura scade alla fine di quest’anno.Dal 2014, senza un nuovo intervento, si dovrebbe tornare alle regola della legge 388 del 2000 che prevede la rivalutazione al 90% sulla parte di pensione fra tre e cinque volte il minimo e al 75% per la quota superiore”.
Secondo il Corriere, il ministro ha parlato dell’ipotesi di destinare gli eventuali risparmi «in un’ottica di solidarietà». Ci potrebbe essere invece una rivalutazione piena per i trattamenti fino a tre volte al minimo”.
La risposta alla domanda iniziale che viene spontanea è doppia: la ricerca di facile demagogia oppure l’adesione al partito dell’invidia, nonostante si debba prevedere che, presto o tardi anche lui andrà in pensione e la pensione da ex presidente dell‘Istat non risulta sia stata abbassata a livello di usciere.