Pensioni, Pil fermo azzera la rivalutazione dei contributi. Il Pil fermo azzera la rivalutazione dei contributi. Se il coefficiente di rivalutazione è sotto 1, il rischio è che i montanti accantonati subiscano una decurtazione legata all’andamento negativo dell’economia
Pensioni, Pil fermo azzera la rivalutazione dei contributi
Per le pensioni con decorrenza successiva al 1° gennaio 2022, i montanti contributivi accumulati fino al 31 dicembre 2020 non subiranno rivalutazioni, per effetto della sterilizzazione all’unità. In assenza di ulteriori interventi legislativi, il coefficiente che sarà reso noto alla fine del 2022 dovrà tener conto del recupero dello 0,0215%, attualmente congelato.
Uil, appello al Governo: “Sterilizzi gli effetti negativi”
“Chiediamo al governo di sterilizzare subito gli effetti negativi che la caduta del Pil del 2020 avrà sulla rivalutazione del montante contributivo, come comunicato oggi dal Ministero del Lavoro. A seguito dell’accordo del 2015, la rivalutazione del montante non può essere inferiore all’1%, ma questo non basta”.
Lo affermano in una nota Domenico Proietti, segretario confederale della Uil e Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil pensionati. Uil e Uilp propongono di escludere il dato del 2020 dal calcolo, al fine di non penalizzare ulteriormente le pensioni presenti e future, “già fortemente indebolite dalla mancata rivalutazione dell’ultimo decennio”.
Cos’è il montante contributivo
Ricordiamo – con il supporto del Sole 24 Ore – cos’è il montante contributivo.
“Il montante contributivo, è pari al 33% delle retribuzioni percepite dal dipendente, rivalutate annualmente in funzione dell’indice Pil.
Il montante accumulato, a fine carriera lavorativa, diventa quota contributiva di pensione (cosiddetta quota C) attraverso l’applicazione di coefficienti legati all’età posseduta dal lavoratore al momento dell’accesso alla prestazione.
Tali coefficienti sono compresi tra il 4,186% (per pensionamenti con età pari o inferiori a 57 anni) e il 6,466% per assicurati con età pari o superiori a 71 anni” (Sole 24 Ore).
La nota del Ministero del Lavoro sulle stime Istat
Il tasso medio annuo composto di variazione del Pil nominale tra il 2016 e il 2020 è stato negativo per cui il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo per il 2021 sarà inferiore a uno. E’ quanto emerge da una nota del ministero del Lavoro sulla base delle stime Istat. “L’Istat ha comunicato – si legge – il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi relativamente al 2021.
Il tasso medio annuo composto di variazione del Pil nominale, nei cinque anni precedenti il 2021, risulta pari a -0,000215 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 0,999785.
Secondo un decreto del 2015 (il 65) comunque il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo come determinato adottando il tasso annuo di capitalizzazione “non può essere inferiore a uno, salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive.”
Quindi in pratica chi esce dal lavoro a inizio del 2022 avrà per il 2021 un tasso di rivalutazione uguale a uno mentre chi continua a lavorare avrà per il 2021 un tasso di rivalutazione uguale a uno e per gli anni in cui il Pil sarà in crescita il recupero sul montante degli anni con il tasso negativo.