Pensioni e scuola allarme rosso: assediate da spacciatori...di balle (Foto d'archivio Ansa)
La nuova cifra spot sembra essere pensioni quota 102. Massima concessione alle richieste dei sindacati che non rinunciano ai 41 anni di contributi per uscire dal lavoro sempre, a prescindere dall’età anagrafica.
Parola d’ordine è flessibilità in uscita. Il ripristino cioè della situazione ante controriforma Fornero (la legge Fornero manda in pensione non prima dei 67 anni di età).
Dunque, quota 102 è il risultato di questo calcolo: consentire l’uscita anticipata a 64 anni di età con almeno 38 anni di contributi versati.
102, appunto. Resta, ovviamente, la penalizzazione che oscillerebbe intorno diciamo al 2,5% in meno sugli assegni versati (sul montante retributivo).
Fino al raggiungimento dei 67 anni di età canonici. Un meccanismo analogo potrebbe essere utilizzato anche per gestire le crisi aziendali. Avvicinando l’uscita dal lavoro dei cosiddetti esuberi più anziani.
La misura costerebbe circa 8 miliardi di euro secondo le prime stime. Cifra che tenderebbe tendenzialmente ad assottigliarsi negli anni per effetto dei tagli ai trattamenti.
“Tra le richieste dell’Europa per darci i fondi c’è quella di cancellare Quota 100. Prometto che faremo le barricate perché non si torni alla legge Fornero”, il grido di guerra di Matteo Salvini.
Ma quota 100 non la cancella nessuno, nemmeno l’Europa, visto che si cancella da sola alla fine del periodo transitorio di sperimentazione.
Quota 102 potrebbe rappresentare il compromesso per superarla. Ed evitare la sperequazione inevitabile per chi andrà in pensione con le regole post 2021 (il famigerato “scalone”).
Superare quota 100, inoltre, vorrebbe dire anche ripristinare l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita per le pensioni anticipate. Bloccato fino al 2026 proprio dalla sperimentazione triennale. (fonte Il Messaggero)