Tagli: il lunedì degli statali. Mini-deroga sulle pensioni: esuberi in mobilità

ROMA – Non sarà un lunedì come tutti gli altri nei ministeri e negli uffici pubblici: circola l’ipotesi di una mini-deroga alla riforma Fornero sulle pensioni per favorire l’uscita degli statali. I più in apprensione sono i dirigenti sulla soglia dei 60 anni. Domenica sera è già convocato un vertice di governo, lunedì pomeriggio il Consiglio dei Ministri licenzierà le misure (tagli, accorpamenti, gestione degli esuberi, mobilità) sul pubblico impiego. Recepirà e darà attuazione alla famosa spending review di Enrico Bondi. I sindacati saranno ascoltati la mattina, insieme alle altre parti sociali e alle Regioni.

Finora si pensava a un numero di 10 mila esuberi nei ministeri, ma la mini-deroga potrebbe aumentare sensibilmente la cifra degli statali coinvolti dai nuovi esodi programmati. Molto dipende anche dalla reazione dei mercati ai provvedimenti calma-spread presi al Consiglio Europeo. Per ora sembra positiva, il differenziale tra Btp e Bund è sceso ma non si sa mai. Comunque, lunedì sarà il giorno della verità nei vari ministeri, nelle prefetture, in tutti i distaccamenti della Publica Amministrazione e non solo per l’annunciato taglio di due euro sui buoni pasto o l’addio alle telefonate extra-urbane.

Ministero dell’Economia e Presidenza del Consiglio hanno dato l’esempio: drastica riduzione di personale, un dirigente su 5 se ne andrà, seguiti da un funzionario su 10. Dei duecento prefetti, 40, se il criterio è questo, sono dati in uscita. L’accompagnamento alla porta non sarà traumatico, è previsto un esodo dolce, ma sempre esodo è. “Se ci saranno eccedenze di personale, ci sono già gli strumenti per gestirle e non in maniera traumatica” annuncia il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi. Confermando eccedenze e tecniche di ricollocazione/allontanamento. Mobilità territoriale, questa è la parola chiave. Funzionari e dirigenti in esubero dovranno fare le valige, spostarsi nelle sedi dove c’è bisogno di loro, da una città all’altra. “Aspi” è però lo spettro che spaventa gli impiegati.

E’ l’acronimo di assicurazione sociale per l’impiego partorito dal ministro del Welfare Fornero. Significa un assegno pari all’80% dello stipendio, valido per due anni se l’impiegato messo in mobilità non riesce a ricollocarsi all’interno della Pubblica Amministrazione. Scaduti i due anni, c’è il licenziamento, il tabù del posto fisso infranto. C’è la preoccupazione, fondata, che quell’80% valga molto meno, perché si applica solo allo stipendio base che non comprende le tante voci aggiuntive. Fra indennità fisse, legate per esempio alla responsabilità su posizioni organizzative, indennità variabili, legati ai premi di produzione, ai turni, agli straordinari. Quell’80% dell’entrata lorda così calcolato, diventa allora mediamente il 62% e in molti comparti  il taglio effettivo arriverebbe al 50%.

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Warsamé Dini Casali