Per Time, Bernanke, presidente Fed “persona dell’anno”

Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve americana, è la persona dell’anno per il 2009 secondo la rivista “Time”. Lo scorso anno, il settimanale aveva premiato il neoeletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l’anno prima l’ex presidente russo  Vladimir Putin.
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«La recessione è stata la notizia più importante dell’anno, e senza Bernanke sarebbe stato molto peggio» ha dichiarato il direttore amministrativo di Time, Richard Stengel, spiegando le ragioni della scelta. «Il capo della Fed non solo ha imparato dagli errori commessi nella storia, l’ha scritta lui stesso» ha poi aggiunto.


Il settimanale americano ha poi reso noto che Bernanke è stato scelto tra una rosa di finalisti, tra i quali il generale Stanley McChrystal, il comandante delle forze Usa e della Nato in Afghanistan, la Speaker della Camera Nancy Pelosi, lo sprinter giamaicano Usain Bolt.

Bernanke, ha scritto Michael Grunwald nell’articolo con cui Time presenta la persona dell’anno 2009, è «il più importante giocatore alla guida della più importante economia mondiale: la sua leadership creativa ha contribuito a garantire che il 2009 fosse un periodo di debole ripresa piuttosto che di una depressione catastrofica».

Nell’articolo si apprezza anche lo stile low profile del 56enne presidente della Federal Reserve che non «è nel giro delle cene della capitale, preferisce mangiare a casa con la moglie e fare le parole crociate e leggere, perché Ben Bernanke è un secchione a cui è capitato di essere il secchione più potente del pianeta».

«L’ultimo capo della Fed, Alan Greenspan ha ispirato uno strano culto della personalità, Bernanke ha sperato di far ritornare la Fed nell’ombra» scrive ancora Grunwald sottolineando però come la speranza si sia infranta di fronte al precipitare degli eventi della crisi finanziaria «esponendo Bernanke e la sua istituzione alle critiche provenienti da ogni direzione».

Intervistato per l’occasione da Time, Bernanke ricorda come la crisi finanziaria abbia portato gli Stati Uniti «molto, molto vicino alla depressione: i mercati erano in uno stato di shock anafilattico, non sono ancora felice della situazione attuale, ma è molto migliore di quello che poteva essere: naturalmente vi sono alcune cose che avremmo potuto fare meglio, ma ci trovavamo in una tempesta perfetta». Primo tra i problemi ancora urgenti, la disoccupazione: «è un problema enorme e non vi sono soluzioni facile – afferma il capo della Fed – i passi ulteriori da compiere non sono così ovvi e chiari come quelli che abbiamo già fatto».

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Guido