L’Agenzia delle Entrate ha bocciato le detrazioni fiscali su ristrutturazioni (detrazione prevista del 36 per cento) e risparmio energetico (detrazione del 55 per cento) previste dal piano casa. Agevolate solo le opere sull’esistente.
L’orientamento dell’amministrazione, scrive il Sole-24 Ore, impone ai proprietari, ai progettisti e ai commercialisti un difficile esercizio di inquadramento delle opere, considerato che spesso i lavori di ampliamento avvengono insieme ad interventi di ristrutturazione dell’edifizio, oltre, talvolta, a lavori per il risparmio energetico.
La risoluzione delle Entrate precisa che i casi di ampliamento non danno diritto ad alcune detrazione fiscale, contraddicendo in parte quanto riportato nelle Guide fiscali alle ristrutturazioni: qui infatti si definivano “detraibili” (purché non costituissero un nuovo appartamento) gli ampliamenti dei locali che prevedessero “demolizione e/o costruzione ampliando volumetrie esistenti”.
Ma l’ultima interpretazione della risoluzione esclude vantaggi per gli ampliamenti, sia nel caso in cui l’edificio sia interamente demolito e ricostruito, sia nel caso in cui si tratti di una semplice “aggiunta” a un immobile la cui struttura resta inalterata.
Nel caso poi di opere di ristrutturazione dei locali esistenti e ampliamento, “la detrazione compete solo per le spese riferibili alla parte esistente”.
Ma, come sottolinea il Sole, anche nel caso in cui la ristrutturazione coinvolga chiaramente l’edificio esistente non è semplice calcolare la percentuale della detrazione spettante, che andrebbe individuata secondo il criterio “di ripartizione proporzionale basato sulle quote millesimali”.
I problemi sorgono quando si ha a che fare con case singole, in cui i millesimi non esistono. Ma anche in condominio non è immediato individuare i millesimi da applicare.
“La soluzione corretta, sostiene il quotidiano di Confindustria, è l’imputazione delle spese alle diverse tipologie di lavori, ma è evidente che in sede di controlli sarà complesso per gli uffici verificare – senza ricorrere a ispezioni e al supporto di tecnici – se il contribuente ha “esagerato” nell’interpretare le norme a proprio favore”.
Un espediente potrebbe essere quello di partire dalla percentuale di ampliamento volumetrico, che il proprietario deve indicare nelle pratiche edilizie depositate in Comune. Questo metodo però funziona solo se le spese vengono uniformemente distribuite su tutto l’edificio, poiché, in caso contrario, si corre il “rischio” di beneficiare della detrazione per una quota più ampia di quella spettante.