ROMA – Il Governo prepara “nuove spremute sulla casa”? Il virgolettato è un titolo di Libero, molto critico nei confronti della manovra, ma in effetti la riforma annunciata sugli estimi prefigura un aumento della base imponibile dell’Imu. La reintroduzione dell‘Ici sulla prima casa, in versione Imu, infatti, non ha esaurito l’analisi e l’applicazione dei nuovi estimi catastali. Spiegano fonti governative che la rapidità del provvedimento ha prodotto una rivalutazione tagliata con l’accetta dell’urgenza.
Sono stati toccati linearmente solo i moltiplicatori delle rendite, senza ulteriori approfondimenti, esponendosi al rischio di non poche sperequazioni. Licenziata la manovra il Governo annuncia la fase 2: il secondo tempo sarà dedicato alla crescita e soprattutto alla ridefinizione degli strumenti tecnici e giuridici dell’accertamento fiscale. In questa prospettiva il Ministero dell’Economia chiederà pieno esercizio della delega per la riforma del sistema fiscale e previdenziale. Gli estimi catastali sono al primo posto dell’attenzione del Governo, “per ottenere una perequazione effettiva tra i diversi territori urbani”. A partire da una classificazione dei beni immobili con adeguamento automatico del loro valore sulla base di funzioni statistiche legate al ritorno economico, ai requisiti edilizi, alla localizzazione.
In pratica, al Ministero dell’Economia hanno stilato un piano fondato su quattro punti cardine. Il sistema deve esser basato su rendita e valore del bene. L’attuale classificazione per vani va sostituita con la superficie. Fine di classi e categorie catastali. Nuovi strumenti per la stima di immobili speciali e più peso alla localizzazione. Le nuove rendite, dovranno rappresentare il reddito medio “ordinariamente ritraibile” al netto delle spese di manutenzione e gestione del bene. L’assunto è che la valutazione delle rendite per imporre le tasse sulla casa non risponde più ai valori di mercato. Il calcolo è presto fatto: in media questo valore è di 3,73 volte la base imponibile ai fini Ici.