Proroga della cassa integrazione Covid anche dopo il 31 marzo. Il nuovo decreto Ristori quinques dovrebbe dare altre 26 settimane di Cig ai lavoratori delle aziende in crisi da pandemia. 26 settimane utilizzabili dall’attuale scadenza (31 marzo) fino a fine anno. In pratica, altri 6 mesi e passa di cassa.
Nel decreto ci dovrebbe essere anche la proroga del blocco dei licenziamenti. Non per tutti. Un blocco, per così dire selettivo, destinato soprattutto ai lavoratori dei settori maggiormente colpiti dalla crisi.
Le misure sono state presentate dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, durante le audizioni nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Gualtieri ha parlato di aiuti contro la pandemia finché sarà “necessario”, ma “oculati, selettivi ed equi”.
Nel nuovo decreto Ristori potrebbe arrivare il finanziamento di altre 26 settimane di Cig Covid da utilizzare di qui a fine anno. “Ci stiamo lavorando”, conferma il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Spiegando che la proroga dovrebbe interessare la cassa Covid ordinaria e in deroga, abbinata allo sgravio contributivo al 100% alternativo all’utilizzo della cassa per chi riporta i lavoratori in azienda.
Il governo punta insomma a mettere in campo tutte le difese possibili contro la tempesta che colpirà il mercato del lavoro. Tempesta che presumibilmente arriverà quando saranno finiti gli sgravi e gli aiuti economici da pandemia. Non è escluso anche un nuovo intervento sulla Naspi.
Il 31 marzo finirà il blocco generalizzato dei licenziamenti. Il divieto per legge di licenziare potrebbe rimanere però “per i settori maggiormente in crisi”, spiega il viceministro all’Economia Antonio Misiani. E anche Gualtieri conferma, in Parlamento, che è in corso una valutazione sull’opportunità di prolungare “ulteriormente il blocco dei licenziamenti” per le attività più colpite e “tornare alla normalità su settori meno impattati”.
Il tema, ammette Gualteri, è “delicato” e una decisione arriverà solo dopo il confronto con le parti sociali. Imprese e sindacati attendono una convocazione ad hoc che potrebbe avvenire già a inizio della prossima settimana ma che risente, così come il varo del decreto, del contesto politico ancora in via di ridefinizione dopo lo strappo di Matteo Renzi.
Di sicuro il decreto Ristori, il quinto e nelle intenzioni anche l’ultimo, dovrà essere approvato entro la fine di gennaio. Cioè quando scade la mini-proroga dell’invio delle cartelle esattoriali e degli avvisi dell’Agenzia delle Entrate. La riscossione non si può “eliminare” come chiedono le opposizioni, e il Covid non può giustificare tutto, sottolinea Gualtieri.
Il pacchetto – circa 2 miliardi – dovrebbe contenere l’invio delle cartelle spalmato su due anni e una nuova edizione della rottamazione, la quater, con rateizzazione lunga per non pesare su chi è stato più colpito dal Covid.
Il capitolo più corposo sarà però quello dei ristori veri e propri, 7-8 miliardi cui si aggiungeranno i quasi 5 miliardi già appostati per eliminare in parte o in toto le tasse finora sospese. Bisognerà anche continuare a dare ristoro alle attività ferme per ordinanza anti-Covid. Con un “tesoretto” da mettere a disposizione ogni volta che faremo delle chiusure”, dice il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, e pensare a un meccanismo “perequativo parametrato sul calo annuo di fatturato”. In più, spiega Gualtieri, anche l’elemento dei costi fissi deve entrare “nell’equazione del sistema dei ristori.
Si dovrà anche studiare come superare i codici Ateco ma introducendo “soglie adeguate” per l’accesso ai nuovi ristori, in cui saranno inclusi “anche i professionisti”. Per gli autonomi il ministro ha anche confermato lo stanziamento aggiuntivo di 1 miliardo e mezzo per l’esonero dei contributi, fondi per il trasporto pubblico e per la sanità (3-4 miliardi) e un nuovo finanziamento per i Comuni, che dovrebbe aggirarsi sul miliardo.