La “filiera del rincaro” è iniziata in realtà da mesi: prima sono stati i mercati a vivere una certa fibrillazione sul prezzo di lana e cotone, insolitamente andato alle stelle. Oggi è la fiera del tessile di Milano a parlare di rincari. Domani (ossia già dalla prossima primavera), se ne accorgeranno i consumatori andando nei negozi e guardando le vetrine.
Il rincaro delle materie ha portato gli imprenditori a fare qualche calcolo: da marzo una camicia costerà 120 euro invece che 100. In inverno i cappotti che troveremo nei negozi avranno sul cartellino un prezzo di 800 euro anziché 600.
Il perché del rincaro è dovuto da un lato agli scarsi raccolti degli Stati Uniti, dall’altro all’India, che ha messo un freno alle esportazioni. A condire il tutto l’aumento della domanda dei paesi emergenti: Cina e Brasile, per esempio, che richiedono abiti e di un livello qualitativo maggiore secondo i gusti di una nuova classe media.
Il prezzo delle materie, spiegano alla Fiera del tessile, non è eccessivo sulle materie prime: ma con i rincari a catena su tutta la filiera produttiva a essere penalizzato è il consumatore finale.