Le assicurazioni come le tasse: si paga troppo perché c’è chi ruba troppo

ROMA – Prima che desse l’allarme il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, dell’aumento vertiginoso dei costi per assicurare auto e moto se ne erano già accorti i possessori di mezzi a quattro e a due ruote. Solo che i numeri dei rincari fanno paura: tariffe a +98% in dieci anni, +50% negli ultimi 4 e ben +25% nell’ultimo anno. Ma la sacrosanta rabbia degli assicurati vessati non tiene conto di un fattore importante: si paga troppo perché c’è chi ruba troppo, è una storia italiana, come l’evasione fiscale. Anche in quel caso, la pressione fiscale è alta sugli onesti che (stra)pagano le tasse perché ci sono molti furbi che non le pagano.

Tornando alle assicurazioni, pesa tanto il fenomeno delle truffe, degli incidenti inesistenti o “gonfiati”, delle contusioni che diventano fratture e dei “colpi di frusta” che vengono fatti pagare come invalidità permanenti. È un giro d’affari che non conosce crisi. Le frodi, quelle scoperte, nel 2010 hanno causato 340 milioni di danni alle compagnie. I numeri li fornisce un’inchiesta di Repubblica:

Poi ci sono le microlesioni (quelle inferiori al 9% di invalidità, come il colpo di frusta), una specialità della giurisprudenza nazionale […] Fatto 100 il totale costi dei risarcimenti Rc auto, solo il 35% va alle riparazioni, mentre il 41% (5,7 miliardi) è destinato a morti o invalidità gravi (superiori al 9%) e il 24% (3,4 miliardi) finisce alle lesioni di lieve entità. Quelle molto lievi, da 1 o 2 punti di invalidità, costano più di 2 miliardi l’anno e rappresentano due terzi delle lesioni con danni fisici. È la “sindrome del colpo di frusta”, che flagella il Meridione e mantiene attorno al 40% i sinistri con feriti nelle province di Crotone, Brindisi, Taranto, Foggia, Bari, Lecce.

Ma perché allora, non si combatte davvero il fenomeno delle truffe? Secondo l’Isvap le imprese dovrebbero investire per combattere questi comportamenti. Le compagnie — che a dir la verità preferiscono non denunciare certi reati — replicano che di frodi dovrebbe occuparsi l’autorità giudiziaria, perché spesso costa di più raccogliere le prove indiziarie che non liquidare qualche migliaio di euro. Talvolta, infine, false imprese si scambiano i ruoli (fraudolenti) con i clienti: i fenomeni di abusivismo e commercio di polizze contraffatte nel 2011 sono più che raddoppiati: sono 25 i casi individuati rispetto al 2010. Sono compagnie pirata che raggirano ignari cittadini offrendo premi stracciati, dietro cui non ci sono strutture né riserve né risarcimenti. Solo un contrassegno finto.

Il malcostume diffuso delle truffe ha un impatto negativo, nonostante il numero totale degli incidenti sia calato del 22% nel decennio 2001-2011. Un impatto che non si limita solo all’aumento dei prezzi, ma a una serie di politiche più aggressive delle compagnie assicurative: disdette senza motivo, automobilisti giudicati “indesiderati” dopo un paio di incidenti lievi, difficoltà nello stipulare nuove polizze, anche online, “sgambetti” all’assicurato che vuole cambiare compagnia…

Da un lato quindi ci sono i truffatori, dall’altro la grande maggioranza degli assicurati messa al muro perché avere una polizza è obbligatorio e questo rende difficile quando non impossibile svicolare dagli aumenti e altri “scherzi” delle compagnie. Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori. Il Codacons è arrivato a chiedere di abolire l’obbligo di assicurazione: “La sproporzione esistente tra il cittadino, costretto per legge ad assicurare la propria autovettura se vuole circolare, e le compagnie di assicurazioni, libere di praticare le tariffe che vogliono, crea queste distorsioni assurde del mercato, che non esistono in quei Paesi dove non vige l’obbligo dell’Rc auto”.

Catricalà ha rincarato la dose: “Le truffe hanno incidenza marginale, perché gli assicuratori ne hanno scoperto il 2% rispetto al totale dei sinistri. Probabilmente le Compagnie non hanno interesse a fare di meglio, visto che in Francia è stato scoperto il doppio delle frodi e nel Regno Unito il quadruplo”.

E’ possibile che ci sia un deficit investigativo, ma sarà sempre difficile attaccare frontalmente le compagnie di assicurazione e inchiodarle alle proprie responsabilità, finché non si riuscirà a stroncare o almeno a contenere il grande business delle truffe.

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