MILANO – Diego Della Valle, superando i limiti della presa in giro nei confronti del pubblico, furioso per il gioco tiratogli dalla Fiat che gli ha sfilato da sotto il naso il controllo del Corriere della Sera, è entrato nel dibattito sull’assetto azionario del gruppo Rcs e ha scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: ”Presidente Napolitano, abbiamo bisogno di sentire la Sua voce”.
Ha inizio così la lettera con cui l’imprenditore chiede ”una voce forte, al di sopra delle parti e della massima autorevolezza”.
Se lo avessero fatto l’Ordine dei giornalisti o il sindacato, sarebbe una ingerenza stile anni ’70 ma legittima. Che lo faccia un industriale a cui non va giù di essere stato battuto costituisce una sfida al senso del ridicolo.
Mercoledì l’asta per il 15% inoptato. Sergio Marchionne intanto giustifica la mossa di portarsi oltre il 20% dell’editore del Corriere della Sera: “Strategica, sennò non avremmo investito tanto”.
”E’ in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana” per questo Diego Della Valle si rivolge direttamente al presidente della Repubblica. ”Anche io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il Suo pensiero” sulla questione Rizzoli scrive l’imprenditore marchigiano.
”Nessuna disputa o competizione personale con alcuno; è mia ferma convinzione che in un Paese democratico la stampa debba essere indipendente e libera di esprimere le proprie opinioni senza vincoli o pressioni, e nel caso specifico del gruppo Rizzoli, bisogna evitare che chiunque tenti di prenderne il controllo per poterlo poi utilizzare come strumento di pressione”.
Della Valle espone i suoi timori al presidente Napolitano e propone la sua soluzione. ”La situazione per me auspicabile, non essendoci editori puri disponibili, sarebbe quella di trovare un gruppo di investitori privati, liberi, italiani che abbiano come unico obiettivo quello di far tornare la società competitiva” e gli attuali soci forti dovrebbero a quel punto, per rendere questo scenario possibile, fare un passo indietro.
”Mi sono rivolto a Lei – scrive Della Valle – perchè, per ottenere tutto questo, considerando l’attuale indisponibilità di alcuni dei protagonisti a seguire questo percorso, c’è bisogno di una voce forte al di sopra delle parti e della massima autorevolezza che lo richieda nell’interesse di un processo indispensabile di modernizzazione del Paese”. ”Signor Presidente, l’esito di questa questione non riguarda soltanto il gruppo RCS ma sarà interpretato da molti italiani come un segnale forte per capire se veramente si vuole che il Paese cambi, si modernizzi e migliori, o se invece lo si vuole lasciare a chi ha contribuito fortemente a portarlo nelle precarie condizioni in cui si trova” prosegue.
”Ora è il momento di dimostrare che chi guida il Paese non ha più sudditanze verso nessuno e che si concentrerà invece nel sostenere sempre di più chi è orgoglioso di essere italiano e vive ora momenti molto difficili e spesso drammatici. Vedere inoltre in questa occasione il totale silenzio della politica vecchia e nuova è un fatto inspiegabile e molto preoccupante per la democrazia e mi ha convinto, ancora di più, a rivolgermi a Lei e all’autorevolezza che la sua persona e il suo ruolo rappresentano” conclude.
Dato che lui non ce l’ha fatta, sarebbe meglio che i vecchi soci Rcs facessero un passo indietro, è l’invito rivolto da Diego Della Valle:”Sarebbe necessario che noi tutti, il gruppo che io rappresento, la Fiat, Intesa e Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l’azionariato di Rcs liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo”.