ROMA – Recessione, recessione economica da coronavirus. Non è più un timore, un sospetto, una minaccia. E’ già una diagnosi acclarata e documentata. Perfino Trump cui una recessione economica guasta tutti i piani e gli umori, perfino Trump ha pubblicamente ammesso che è e sarà recessione economica.
Dove? Negli Usa, in Europa, in Asia, su tutto il pianeta. Quando? Oggi, oggi e anche domani, se va bene recessione per tutto il 2020. Perché? Perché coronavirus ammazza gli scambi, i commerci, mutila le produzioni, fa calare redditi e guadagni, impone spese colossali mentre azzoppa la capacità complessiva del pianeta di produrre ricchezza. Come? Come recessione. che vuol dire?
Ricordare l’ultima crisi, quella finanziaria partita dagli Usa nel 2008, quella, per chi ricorda il nome, dei subprime. Nome e origine dell’ultima crisi forse qualcuno non li ricorda, ma tutti ricordano quante lacrime, metaforiche e non, sono state piante su e per quella crisi. Crisi economica che, si è detto e soprattutto vissuto, ha tagliato redditi del ceto medio e ha determinato il colossale rovesciamento per cui i figli non hanno reddito e sicurezze che avevano i padri e i figli vivono non un di più ma un di meno rispetto ai padri. La crisi, la crisi…tutti l’hanno vissuta e raccontata: nei negozi, nelle case, negli uffici, nelle fabbriche. Anche nei film e nei libri, anche nella tv dei pomeriggi delle signore.
Beh, la recessione da coronavirus è e sarà peggio. Più intensa e più profonda di quella crisi di cui ancora ricordiamo le lacrime sparse. Si tentano, si abbozzano stime del quanto: per ora si è a due punti del Pil (media europea). Trump spera fermarsi ad un punto di Pil in meno. Due punti di Pil sono già una enormità. Ma non andrà così bene. Linee produttive bloccate o singhiozzanti per almeno sei mesi (almeno sei mesi è la somma risultante dalla asincronia della pandemia: prima la Cina, poi l’Italia, quindi Spagna e Francia, poi Usa…), consumi amputati per almeno sei mesi, risparmi amputati, investimenti annullati e redditi inevitabilmente diminuiti su scala mondiale non fanno uno o due punti di Pil.
Faranno purtroppo di più, sarà una crisi peggiore di quella per cui abbiamo pianto. E sarà diversa, anche nella forma, forma grafica e sostanziale. Non sarà una crisi che disegna una V, non sarà recessione veloce e profonda e poi ripresa altrettanto veloce e ripida. La recessione ristagnerà laggiù sul fondo e la linea della ripresa, quando verrà, sarà lenta nell’arrampicarsi faticoso verso l’alto. Perché non è crisi finanziaria, è recessione da blocco produzione, lavoro, investimenti, profitti, redditi.
Nessuno, proprio nessuno, sarà invulnerabile ad una recessione così. Cioè, che significa? Significa, ad esempio, che il già udibile lamento di chi dice: seicento euro per i lavoratori autonomi che non lavorano sono una miseria, è lamento al tempo stesso fondato e illuso. Nessuno, lavoratore autonomo o dipendente, risparmiatore o imprenditore, professionista, commerciante, pensionato potrà in nessun paese essere totalmente protetto e al riparo dal costo della recessione. Nessuno conserverà intatti e protetti i suoi guadagni, redditi, risparmi, investimenti. Nessuno.
Seicento euro sono pochi, come pochi sono i 20/25 miliardi del Decreto Cura Italia. Lo sa e lo dice anche il governo. Lo sa così tanto che aggiunge (ancora una volta comunicando male) che Cura Italia, questo Cura Italia vale solo un mese. I 20/25 miliardi e i 600 euro valgono per marzo. Poi ad aprile si vede cosa c’è da spendere e cosa c’è da dare. Arriveranno altri 600 euro o quel che saranno. Ma non basteranno mai a coprire, risarcire, mettere al riparo. Fossero anche 600 al mese tutto l’anno e cassa integrazione per tutti tutto l’anno. Niente e nessuno al mondo può realizzare il miracolo di una recessione profonda, lunga e planetaria che attraversa gratis le tasche di una nazione, di una categoria, di una famiglia. Recessione da coronavirus, cioè meno soldi, per tutti, qui, adesso e almeno per tutto l’anno. I governi, tutti i governi del mondo, possono solo ridurre un po’ il danno.