Referendum Mirafiori: pause, scioperi, turni. Perché votare “sì” e perché “no”

Ressa ai cancelli di Mirafiori

La linea Marchionne sarà applicata alla Fiat di Mirafiori o vinceranno i “ribelli” della Fiom? Nonostante sia pressocché scontato il risultato a favore delle posizioni dell’amministratore delegato, alle 22 del 13 dicembre gli operai dello stabilimento torinese cominceranno a votare per il referendum indetto sull’applicazione del nuovo contratto. I vertici dell’azienda hanno trovato l’accordo con tutte le sigle sindacali, tranne appunto quella legata alla Cgil, unica a non firmare l’intesa. Stefano Feltri ha spiegato sul Fatto Quotidiano quali sono, punto per punto, le ragioni che spingono a votare “sì” all’accordo e quali invece sono le motivazioni per il “no”.

Diritto di sciopero

: Chi sciopera rischia fino al licenziamento: è questa l’arma che l’azienda userà per fare in modo che l’accordo sia rispettato, “visto che neppure gli iscritti dei sindacati firmatari sono vincolati a farlo”.

No: Il diritto di sciopero è garantito dall’articolo 40 della Costituzione ed è un diritto individuale, dunque i sindacati non possono porvi limiti.

Turni e straordinari in aumento

: La flessibilità è indispensabile per competere nel mercato dopo la crisi e approfittare dei picchi di domanda. Le retribuzioni mensili aumenteranno grazie al maggior ricorso al lavoro notturno e agli straordinari.

No: La totale discrezionalità dell’azienda nel decidere quando e come chiedere straordinari e turni aggiuntivi impedisce di organizzarsi la vita. E passare da 40 a 200 ore (120 su richiesta dell’azienda) di straordinario significa un aumento sensibile del carico di lavoro.

Pause più brevi e taglio di 10 minuti

: La variazione è poco rilevante, i 10 minuti che si perdono vengono anche retribuiti (32 euro al mese).

No: I lavori ripetitivi richiedono pause abbastanza lunghe da far riposare il corpo, altrimenti sono inutili. Inoltre c’è chi sostiene che “tre pause da dieci minuti non equivalgono a una di trenta”.

Assenteismo

: Le sanzioni scatteranno quando ci sono comportamenti ritenuti “anomali” dell’operaio: ad esempio un picco di assenze in un periodo “vicino ad altri riposi o ferie” che fa “sospettare un comportamento scorretto”. In questo caso la “linea dura” sarebbe giustificata dal tentativo di premiare chi si comporta correttamente rispetto ai “furbetti”.

No: Il problema di Mirafiori non è l’assenteismo, la mancanza di domanda di auto Fiat, che provoca il “blocco delle fabbriche”. Invece secondo il fronte del no “misure come queste servono solo a marcare il controllo aziendale sui dipendenti, impedendo di valutare caso per caso”.

Fiom senza rappresentanza

: La nuova Mirafiori non sarà in Confindustria, quindi non si può applicare l’accordo del 1993 sullo Statuto dei Lavoratori: quello in vigore nella fabbrica torinese “prevede rappresentanze soltanto per chi firma l’accordo”. La Fiom lo sapeva e ha scelto di non aderire. Visto che la Fiom non ne condivide i contenuti, “è logico che siano gli altri sindacati a vigilare sulla sua applicazione”.

No: Oltre al caso Fiom, c’è il problema della rappresentanza sindacale: saranno assegnati 15 rappresentanti a ogni sindacato firmatario a prescindere da quanto sia rappresentativo. I sindacati firmatari hanno poi diritto di veto sull’eventuale adesione della Fiom.

Investimenti per 20 miliardi di euro

: Andare contro Marchionne potrebbe implicare mettere in bilico i 20 miliardi di investimenti in Italia previsti dal piano industriale. Potrebbe essere l’ultima occasione per aumentare la competitività dell’Italia nel settore auto.

No: Non ci sono garanzie, perché ora come ora la Fiat non ha 20 miliardi cash da investire (a parte 700 milioni di euro a Pomigliano).

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Alberto Francavilla