Regioni “cialtrone”, 89 miliardi di fondi Ue e non li usano. L’ombra delle frodi

Giulio Tremonti

Regioni cialtrone, diceva Tremonti, che hanno fondi e non li spendono. Quando invece i soldi ci sono, eccome, tra quelli che arrivano dalla Ue e dallo Stato. Il problema però è che non vengono spesi. Un tesoretto da 89,7 miliardi di euro, ma che le Regioni non sfruttano a causa della burocrazia che costella tutto il percorso che porta i soldi da Bruxelles a Udine come a Potenza, a Napoli o Palermo.

Già perchè il problema, numeri alla mano, riguarda soprattutto le regioni meridionali: povere sì, ma che non spendono i soldi loro destinati. I numeri della ragioneria dello Stato parlano chiaro: Sicilia, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia hanno speso solo il 6,49 per cento dei soldi a loro disposizione. Maglia nera alla Campania: ha speso solo il 4 % dei suoi 7,9 miliardi. Unica eccezione, la Basilicata: finora è quella che usa di più i fondi per finanziare progetti di rilancio e infrastrutture, tanto che dal 2013 sarà l’unica a uscire dal gruppo delle Regioni assistite dall’Europa.

Perchè succede questo? La risposta non è una sola. Il primo problema è che le Regioni non presentano piano strutturali, ma interventi frammentari senza una visione generale. Così si usano pochi soldi e restano in stand-by gli asili, le strade, gli ospedali, l’aumento della raccolta differenziata e via discorrendo.

Ma il vero problema, soprattutto al sud, sono i fondi intascati illecitamente. Una volta approvato il progetto, Bruxelles infatti invia i soldi: e da questo punto non se ne sa più niente. L’Italia è al primo posto nelle frodi per l’utilizzo dei fondi. Non mancano infatti le inchieste della magistratura che dimostrano come i soldi di Bruxelles vadano spesso a rimpinguare le casse dei clan malavitosi. Altro che asili e autostrade.

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Elisa D'Alto