Spionaggio industriale alla Renault, era tutta una bufala. I dirigenti costretti a chiedere scusa

ROMA – Alla fine si è dovuta scusare: la direzione della casa automobilistico francese Renault ha presentato oggi, 14 marzo, le proprie scuse ai tre dirigenti ”accusati a torto” nello scandalo di spionaggio industriale a favore della Cina che si è rivelato totalmente inventato. Renault ha promesso ”riparazione” e si è impegnata a ”ristabilire” la loro onorabilità.

L’annuncio è arrivato dopo che il procuratore della Repubblica di Parigi aveva confermato che la vicenda è una ”possibile truffa”: ”sembra – ha detto il magistrato Jean-Claude Marin, dopo l’arresto di un responsabile della sicurezza di Renault, Dominique Gevrey – che Renault non sia stata vittima di dipendenti infedeli ma di possibili truffatori”.

Incaricati a gennaio di indagare su un sospetto caso di spionaggio industriale, gli inquirenti sono ormai convinti che il caso sia stato montato. I tre dirigenti ingiustamente licenziati da Renault non avevano conti all’estero, in Svizzera o Liechtenstein, come era stato detto.

Addirittura il presidente della repubblica in persona, Nicolas Sarkozy, aveva chiesto ai servizi segreti di indagare su possibili piste cinesi.

La direzione di Renault, che oggi ha convocato una riunione straordinaria, è in evidenti difficoltà dopo l’arresto di Gevrey, un personaggio chiave della macchinazione, che affermava di essere in contatto con un informatore anonimo che avrebbe dimostrato il coinvolgimento dei dirigenti nella presunta spy-story.

Gli inquirenti hanno fermato Gevrey mentre stava per prendere una aereo alla volta della Guinea, incuriositi da questa partenza improvvisa proprio dopo che la direzione gli aveva negato le ferie richieste. Sembra che Gevrey abbia promesso agli inquirenti ”rivelazioni” sull’identità della sua fonte e sui conti bancari ma – ha detto il magistrato inquirente – ”finora le fonti da lui citate si sono rivelate false o inesatte”.

Renault ha già speso 310.000 euro ”se si contano le fatture che sostiene di aver già pagato” per ottenere informazioni su questo presunto scandalo di spionaggio ai suoi danni. Su questo denaro, e su 400.000 euro già pronti per essere pagati a Gevrey, gli inquirenti daranno risposte nelle prossime ore.

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Maria Elena Perrero