Sarebbero sette le persone ascoltate a Regina Coeli per l’interrogatorio di garanzia in merito al presunto riciclaggio di 2 miliardi di euro. Nella vicenda sono coinvolti dirigenti della società telefonica Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Quasi tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del Gip, Aldo Morgigni, e in particolare Augusto Murri, uno degli uomini chiave di questa inchiesta. ‘Non abbiamo ancora letto l’ordinanza’, ha detto il difensore di Murri, Assumma.
“Oggi abbiamo ascoltato 15 persone, gli interrogatori riprenderanno venerdì”, ha detto Morgigni, lasciando il carcere di Regina Coeli dove per circa dieci ore, sono stati ascoltati una parte degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta su un presunto maxi riciclaggio di circa due miliardi di euro. Quasi tutti gli interrogati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e in particolare anche Gennaro Mokbel e Augusto Murri, ritenuti dagli inquirenti due figure chiave nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 56 persone.
Silvio Scaglia era “non soltanto il legale rappresentante” di Fastweb “di fronte a terzi, ma il vero dominus della società e colui al quale venivano quindi riferite le scelte gestionali di maggior rilievo nell’ambito della società quotata”. Lo afferma il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, sottolineando che “gli accertamenti eseguiti nel corso delle indagini consentono ragionevolmente di sostenere che Scaglia era in possesso di tutti gli elementi utili per valutare e dunque evitare il coinvolgimento della società nella frode fiscale perpetrata con le operazioni commerciali ‘Phuncards’ e ‘Traffico Telefonico’”.
Scaglia era, “pertanto, consapevole, del ruolo essenziale assunto dalla Fastweb spa all’interno della filiera delle società coinvolte, nonché dei molteplici ed indebiti benefici percepiti ai danni dello Stato”. Silvio Scaglia è accusato, nella sua qualità di amministratore delegato e di presidente del cda di Fastweb SpA, nonché di amministratore delegato di E.Biscom spa del reato di “partecipazione all’associazione per delinquere” individuata dagli inquirenti, “in relazione alle condotte tenute nell’ambito delle operazioni commerciali fittizie ‘phuncard’ e traffico telefonicò” e del reato di “dichiarazione infedele mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” in relazione alle dichiarazioni IVA relative agli anni fiscali 2003, 2005 e 2006.
