ROMA – Ci sarà una ”revisione graduale delle attuali aliquote, tenendo conto degli effetti inflazionistici prodotti da un aumento”: è quanto prevede per l’Iva la bozza del disegno di legge delega sulla riforma fiscale.
”L’imposizione sul reddito personale sarà operata in ragione di tre aliquote di base, rispettivamente del 20%, del 30%, del 40%”. Criterio base della delega è quello di ”applicare queste aliquote su di un imponibile per quanto possibile non eroso dai regimi fiscali che nel corso degli anni sono stati introdotti per indirizzare le scelte ed i comportamenti del contribuente verso obiettivi che lo Stato considerava costruttivisticamente meritevoli, lasciando invece alle persone ed alle famiglie libertà di scelta in ordine all’uso del loro denaro”. Per questo – si legge nella bozza della delega della riforma fiscale – ”il Governo è delegato ad eliminare o ridurre in tutto od in parte i regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale”.
”Ulteriori forme di copertura – prosegue il provvedimento – saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale, dal riordino della tassazione delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposizione reale, da economie nel comparto della spesa pubblica”.
La riforma fiscale attuerà ”una concentrazione dei regimi di favore essenzialmente su natalità, lavoro e giovani”, prevede la bozza del disegno di legge delega.
”Con esclusione dei titoli pubblici ed equivalenti” è prevista l’ ”introduzione di un’unica aliquota per le ritenute e le imposte sostitutive applicabili sui redditi di capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria non superiore al 20 per cento, facendo salva l’applicazione delle minori aliquote introdotte in adempimento di obblighi derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea”. E’ quanto prevede la bozza di delega per la riforma fiscale.
”Il Governo è delegato ad emanare uno o più decreti legislativi per la graduale eliminazione dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap), con prioritaria esclusione dalla base imponibile del costo del lavoro”.
”La riforma dell’imposizione sui servizi si articola concentrando e razionalizzando, in un’unica obbligazione fiscale ed in un’unica modalità di prelievo, in particolare i seguenti tributi: a) imposta di registro; b) imposte ipotecarie e catastali; c) imposta di bollo; d) tassa sulle concessioni governative; e) tassa sui contratti di borsa; f) imposta sulle assicurazioni; g)imposta sugli intrattenimenti”.
La riforma fiscale prevede, sul fronte delle semplificazioni per le imprese: ”1) revisione degli attuali regimi forfettari, per favorire le nuove imprese; 2) revisione degli studi di settore; 3) introduzione sperimentale del concordato biennale preventivo per l’imposizione sul reddito di impresa e di lavoro autonomo”.
La riforma fiscale introdurrà ”nella tassazione del reddito di impresa un aiuto alla crescita economica (Ace), rendendo deducibile il rendimento del capitale di rischio, valutato tramite l’applicazione di un rendimento nozionale al nuovo capitale proprio”.
”L’attuazione della riforma è modulata con più decreti legislativi, da emanare entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sottoposti al vincolo della invarianza dei saldi economici e finanziari netti dei singoli settori istituzionali, tenuto anche conto della riforma del sistema di assistenza sociale”.
Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge delega sulla riforma fiscale verrà istituita un’apposita commissione parlamentare composta di 15 senatori e 15 deputati alla quale verranno trasmessi gli schemi dei decreti legislativi ”per l’acquisizione dei pareri”.
Una delega light con dieci articoli e indicazioni anche per la ”riqualificazione e riordino della spesa in materia sociale” con l’obiettivo, tra gli altri, di ”evitare duplicazioni e sovrapposizioni”. E’ quanto prevede la bozza di legge delega. Tra le norme in materia sociale anche l’ipotesi di un ”fascicolo elettronico della persona e della famiglia attraverso la realizzazione di un’anagrafe generale delle posizioni assistenziali”.
