A oltre sessantanni costretti a vivere in una tenda, per strada, nell’estrema periferia di Roma a Tor De Schiavi, perché poveri e buttati fuori dalla casa dell’Ater che avevano occupato. Una casa che ora è vuota perché non è stata ancora assegnata. Loro sono Velia e Rocco Messina e la loro storia, dopo tanti appelli inviati ai mezzi di comunicazione, viene raccontata da due video reporter indipendenti, Veronica Altimari e Gianluca Russo.
Si scopre così che i due coniugi di oltre 60 anni ha deciso di occupare la casa dell’Ater perché da anni sono in graduatoria per una casa popolare con il punteggio massimo ma non hanno ancora avuto alcuna risposta dal comune né tantomeno un alloggio.
“Nel 2004 abbiamo ricevuto uno sfratto per fine locazione – racconta Velia ai due reporter – e già eravamo in graduatoria per un alloggio popolare che però non c’era. Così siamo andati abitare in un appartamento poco lontano: per quattro anni abbiamo pagato 850 al mese più 100 di condominio. L’affitto era troppo alto per noi: mio marito guadagna appena 1.100 euro e, anche con l’aiuto di nostro figlio, ci siamo trovati indebitati fino al collo”. Quindi la decisione, quasi obbligata, di occupare l’appartamento.
Poi, una mattina, è arrivato lo sgombero. Velia lo racconta con gli occhi velati di lacrime e ricorda che mentre i funzionari portavano via la sua roba lei è svenuta “e mi hanno persino scavalcato mentre era a terra”. Dopo lo sgombero è arrivata la decisione di mettersi a dormire in tenda proprio sotto a quell’appartamento che Velia e Rocco avevano occupato. Una situazione non facile visto che Rocco è cardiopatico. “Deve prendere ben 9 farmaci al giorno”, racconta Velia. Le sue condizioni in tenda sono peggiorate. Ha chiesto a lavoro dei giorni di malattia e per il medico fiscale Rocco ha scritto come indirizzo: “Via Tor De Schiavi, in cortile”.