
WASHINGTON – La corsa all’oro nero che gli Stati Uniti stanno vivendo grazie alle nuove tecnologie di estrazione di idrocarburi sta generando l’inedito boom di una materia prima: la sabbia.
La sabbia è un ingrediente essenziale nella fratturazione idraulica (il cosiddetto fracking). Questa metodologia per estrarre da rocce sedimentarie il gas di scisto o cherogene (da cui si ricava il petrolio), è sempre più praticata nel mondo, soprattutto da quando gli aumenti vertiginosi del prezzo del barile e le evoluzioni tecnologiche hanno reso più vantaggiosa la tecnica, un tempo troppo dispendiosa.
Il procedimento consiste in una potente emissione di sabbia, prodotti chimici ed acqua che vanno a fratturare sottoterra la formazione rocciosa perché l’olio e il gas possano affiorare in superficie. Concretamente la sabbia serve ad aprire dei minuscoli varchi nella roccia.
Per scavare un pozzo ci vogliono almeno 25 vagoni ferroviari carichi dei preziosi granelli. Inoltre, la tecnologia della fratturazione permette mediamente di accedere solo al 30% della riserva di idrocarburi intrappolata nella roccia. Diverse compagnie tentano così di incrementare il rendimento raddoppiando le dosi di sabbia impiegandone diverse migliaia di tonnellate.
Se in diversi paesi europei la fratturazione idraulica è vietata, negli Stati Uniti questa si è potentemente sviluppata a partire dal 2003, spingendo il paese verso il traguardo dell’indipendenza energetica. Pozzi di fratturazione sono apparsi in diversi stati, tra cui l’Utah, il Texas e la Pennsylvania.
Il boom dell’oro nero imprigionato nel ventre della terra sta trascinando con sé un nuovo boom, quello della sabbia – il cui massiccio impiego è necessario alla fratturazione idraulica. L’utilizzo della sabbia è incrementato del 25% dal 2011 e nei prossimi due anni gli analisti pronosticano un incremento simile. La domanda industriale ha fatto schizzare i prezzi di questo materiale grezzo, al punto che l’anno scorso una tonnellata costava 75 dollari in media. I prezzi stano attualmente scendendo, malgrado la domanda sempre più alta, perché il sistema industriale si sta adattando alle nuove esigenze.
Nel Wisconsin, dove si trova una specie di sabbia particolarmente pregiata, il boom minerario è da tempo una realtà, con decine di nuove cave di sabbia che hanno aperto o che stanno aprendo. Qualcuno ha addirittura parlato di un «sand rush», parodia del «gold rush», la corsa all’oro che marchiò la storia statunitense della fine del diciannovesimo secolo.
Il boom della sabbia sta creando preoccupazioni riguardo alla protezione ambientale e alla salute dei lavoratori impegnati nell’industria. Dalle colonne di camion che trasportano la sabbia si sprigionano nuvole di sabbia. Secondo il dipartimento americano per la salute – U. S. Center for Disease Control and Prevention – le polveri fini di silice cristallina producono gravi danni ai polmoni. Di fronte alle nuove domande di autorizzazione per l’estrazione, alcune contee del Wisconsin, come Trempealau, hanno preferito emanare una moratoria.
Alcuni responsabili politici del Wisconsin, come del resto di altri stati, mettono però davanti alle considerazioni ambientali e sanitarie la creazione di nuovi posti di lavoro e l’indipendenza energetica del paese, rilasciando decine di permessi o favorendo la fondazione di cave grazie ad una legislazione sempre più flessibile.