Dario Scaffardi, vicepresidente esecutivo e direttore generale di Saras, la società controllata dalla famiglia Moratti, indica a Alberto Nosari, per Affari&Finanza di Repubblica, le priorità della azienda:
1. “Consolidare la leadership fra le raffinerie mediterranee,
2. “migliorare la capacità tecnologica e l’efficienza operativa,
3. “rafforzare la compagine societaria per superare il momento difficile,
4. “migliorare il posizionamento commerciale anche dando vita a una nuova joint venture con Rosneft”, il colosso russo attivo nella filiera del petrolio con una capacità estrattiva di oltre quattro milioni di barili equivalenti giorno (Boe)”.
Tali priorità, precisa Scaffardi, rispettano
“gli obiettivi del piano industriale al 2017 e le novità emerse a seguito dell’accordo con i citati russi della Rosneft”, che hanno già rilevato il 13,7% circa di Saras dalla famiglia Moratti il 23 aprile scorso con un investimento di oltre 178 milioni e si preparano a lanciare un’Opa volontaria su un ulteriore 7,4% circa per giungere al 21% pagando sempre un prezzo di 1,37 euro per azione per un investimento complessivo di oltre 270 milioni”.
C’è dell’altro, ricorda Scaffardi:
“nell’ambito della lettera di intenti siglata a metà dicembre 2012 figura pure la citata creazione di una joint venture paritetica per la commercializzazione e lavorazione di petrolio grezzo, oltreché la vendita di prodotti petroliferi”.
La nuova joint venture
“ha l’obiettivo di consentire alle parti di capitalizzare le proprie potenzialità nei segmenti upstream e downstream, incentrandosi attorno al posizionamento privilegiato di Rosneft per l’accesso a forniture di greggio ed altri prodotti petroliferi, ed alla raffineria Saras di Sarroch per le opportunità di lavorazione e trading. Le parti hanno anche intenzione di sviluppare nuovi mercati e attività nel settore petrolifero a complemento degli esistenti canali di mercato di Saras”.
Saras è uno dei leader del settore:
“La raffineria di Sarroch, posta sulla costa a Sud-Ovest di Cagliari, è una delle più grandi del Mediterraneo per capacità produttiva e per complessità degli impianti. Collocata in una posizione strategica al centro del Mediterraneo, la raffineria rappresenta anche un modello di efficienza e sostenibilità ambientale, grazie al know-how ed al patrimonio tecnologico e di risorse umane maturato in quasi cinquant’anni di attività.
“Con una capacità di lavorazione di 15 milioni di tonnellate all’anno (300.000 barili al giorno), la raffineria costituisce circa il 15% della capacità totale di distillazione in Italia”.
L’articolo di Alberto Nosari comprende anche una sintesi dei report degli analisti finanziari delle maggiori bance, per i quali
“l’accordo con i Russi conforta ma la cautela domina”.
Anche sulla Borsa l’accordo con Resneft ha un effetto importante:
“Infonde fiducia e il titolo cresce”.
“Saras beneficia del positivo momento in cui si trovano ad operare i mercati finanziari e lunedì 20 maggio mette a segno un balzo del 2,29% ad 1,074 euro dopo aver archiviato la seduta di venerdì 17 maggio con un progresso di quasi l’1 per cento. Performance grazie le quali cumula una crescita dell’1,74% in una settimana e del 3,96% in un mese”.
Le criticità sono qui:
“Domanda in flessione e sovraccapacità in crescita. […] Saras opera in uno scenario di riferimento che resta
“fortemente incerto come si evidenzia anche dalla compressione dei margini di raffinazione, che oltretutto restano fortemente volatili”.
Inoltre
“il mercato resterà caratterizzato da elementi penalizzanti in quanto la forte contrazione della domanda di prodotti quali benzina e gasolio, condizionati dalla difficile congiuntura [che] si coniuga con una sovraccapacità che diventerà ancora più evidente nonostante la chiusura di un numero crescente di vecchie raffinerie continentali. Nei prossimi anni dovrebbero infatti entrare in esercizio molte nuove raffinerie attualmente in costruzione nei Paesi produttori di petrolio proprio per ampliare la loro catena del valore”.