L’Eni è interessata al gas naturale afghano e non intende lasciare il Golfo del Messico, dopo il dramma della marea nera della Bp. Lo ha indicato venerdì a New York l’amministratore delegato del gruppo, Paolo Scaroni, ai margini dell’Un Compact Group, il vertice ministeriale che le Nazioni Unite dedicano ad un futuro sostenibile, in collaborazione con le grandi imprese.
Scaroni ha anche annunciato l’avvio di una nuova collaborazione tra l’Eni e l’Earth Institute della Columbia University di New York, un ateneo della prestigiosa Ivy League, per promuovere una serie di progetti per lo sviluppo sostenibile in Africa. ”Per le trivellazioni nel Golfo del Messico l’ Eni seguirà quanto deciso dai giudici americani e dal governo americano”, ha detto Scaroni in una conferenza stampa aggiungendo che ”certamente non fa parte dei nostri piani abbandonare il Golfo”.
L’Eni produce nel Golfo circa centomila barili al giorno e aveva programmato di iniziare una nuova esplorazione in un campo di petrolio denomimato Appaloosa, non in acque profonde, ma ha fermato i lavori in attesa delle decisioni delle autorità Usa. In Afghanistan ci sono risorse di gas naturale ”con potenziale”, anche se ”è troppo presto per esserne certi”, ha detto l’amministratore delegato dell’Eni rispondendo ad una domanda.
”L’Afghanistan non è e non sarà un Paese petrolifero, ma sul gas naturale c’è interesse ed è iniziato un lungo processo esplorativo” che si concentra ”nella zona a Nordovest, al confine col Turkmenistan”, ha spiegato Scaroni, a margine della riunione del Global Compact dell’Onu. L’amministratore delegato ha aggiunto che emissari afghani hanno presentato in una riunione a Londra elementi preliminari sulle esplorazioni nell’area, considerata ”più sicura rispetto ad altre zone”.
”Può essere un Paese con potenziale, ma è ancora troppo presto per esserne certi”, ha spiegato Scaroni, auspicando di poter fare in Afghanistan ”quello che facciamo in Iraq, nella regione di Bassora: creare posti di lavoro e prosperità ”. A Londra, il ministro afghano delle miniere, Wahidullah Shahrani, ha incontrato rappresentanti dell’Eni, della francese Total e della canadese Heritage, e secondo quanto ha dichiarato oggi le tre aziende sarebbero interessate agli idrocarburi afghani. Un appalto potrebbe essere lanciato gia’ in autunno, ha precisato il ministro.