Scaroni: “Con gli Usa rapporti ottimi. Il vero problema dell’Europa è che mancano i gasdotti”

Paolo Scaroni

“Wikileaks? Solo le opinioni di qualche funzionario, non certo la voce degli Stati Uniti”. Inizia placando la polemica sui cables del sito di Julian Assange, l’intervista della Stampa all’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni. “Con gli Stati Uniti, assicura Scaroni,  abbiamo sempre avuto un rapporto di trasparenza, e non di sudditanza, che alla fine si è dimostrato vincente”. Certo, su alcuni temi delicati come Russia e Iran “ci sono state idee forse diverse, ma mai divergenti”.

L’Iran. Del resto la presenza di Eni nella Repubblica islamica è “storica: quando sono scattate le sanzioni avevamo due contratti, uno del 2000, l’altro del 2001. Dovevamo rispettarli, anche se questo ci poneva in una situazione complicata”. Per questo si è scelta la via della “trasparenza”: “Siamo andati a spiegarci apertamente al dipartimento di Stato e al ministero del Tesoro. L’Eni si è allineata immediatamente alle decisioni prese da Ue e Italia. In dicembre una lettera da Washington ci ha informato di non essere stati inclusi nella lista nera di chi violava l’embargo”.

La Russia. “Con Mosca dialoghiamo sin dagli Anni 60, in piena Guerra fredda. Quando Gazprom ci ha contattato per costruire South Stream, una pipeline che arrivasse in Europa evitando Paesi di transito, l’abbiamo ritenuta una buona opportunità per l’Eni, per l’Italia, e per la stessa Ue. Anche l’allora ministro Bersani era favorevole. Si trattava d’un progetto che ci consentiva di fare meglio il nostro mestiere, ovvero fornire gas ai nostri clienti europei”.

Scaroni nega ogni antagonismo con Nabucco, il gasdotto filo europeo che dovrebbe portare all’Ue gaz azero, turkmeno e forse uracheno. “Il South Stream punta a portare altre risorse, che altrimenti passerebbero in Ucraina, direttamente in Europa”.

Sulla recente visita in Azerbaigian, l’ad del cane a sei zampe dice: “Lavoriamo da tempo all’ipotesi di portare il gas turkmeno compresso attraverso il Mar Caspio. Abbiamo avuto contatti a ogni livello. Nell’ottica americana, immagino che il vederci impegnati a studiare altre soluzioni oltre a South Stream contribuisca a chiarire che la nostra posizione è puramente commerciale, aperta a ogni ipotesi”.

Sulla dipendenza dell’Europa dal gas russo, poi, Scaroni è molto più ottimista: “La dipendenza dell’Europa dal gas russo è molto diminuita. Vent’anni fa eravamo al 70%, oggi siamo intorno al 30, grazie anche all’Eni e alle connessioni con Libia, Algeria e nel Mare del Nord”.

Il problema vero, secondo Scaroni, sarebbe un altro. “In Europa ci sono cinque o sei Paesi dipendenti totalmente dal gas russo. E’ un fatto storico. Ma è anche colpa dell’Ue che non ha impostato una vera politica per le interconnessioni. Quando l’inverno scorso la Bulgaria rimase senza gas, per l’ennesima crisi russo-ucraina, in Italia e in altri Paesi ne avevamo in abbondanza. Ma era impossibile farlo arrivare fino in Bulgaria senza una rete di gasdotti comune. Chi era satellite politico di Mosca è rimasto satellite dal punto di vista energetico. Nessuno a Bruxelles ha mai voluto veramente occuparsi di creare un sistema di gasdotti europei”.

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Maria Elena Perrero