Scene private dal crac Burani I segreti della Parmalat della moda

da: Corriere della Sera

I Burani. Sì, perché mai come per il gruppo della moda di Cavriago il plurale è d’ obbligo. Più che una famiglia, una squadra, uniti ma ognuno con il suo ruolo ben definito. Aperti al management ma non troppo, tanto che nei posti chiavi siede almeno un membro della famiglia. A parte lei, Mariella Arduini in Burani, che pensa solo alle sue linee e non si «intromette» nella gestione degli affari. Una famiglia che ai pizzi e merletti della donna gitana deve sostituire l’ amara sentenza del fallimento. Un impero con tante scatole, quattro società quotate e una miriade di marchi che va da Amsterdam a Cavriago passando per Milano e finisce con un avviso di garanzia per tutti gli uomini di casa. Fatte le dovute proporzioni richiama un po’ il caso Parmalat. Tanto più che sono vicini di casa. Tutto comincia a cavallo tra gli Anni 50 e 60. Si chiama Selene, l’ azienda di abbigliamento che nasce vicino a Reggio Emilia dalla volontà un po’ pazza di una giovane coppia, Mariella e Walter Burani, lei stilista appassionata, lui imprenditore coraggioso. Produce vestiti per bambine. E così va avanti per tutti gli anni Sessanta. Poi arrivano le teenager, successivamente la donna, fino al 1977 quando Mariella dà il nome alla griffe più nota del gruppo emiliano. Con l’ ingresso dei figli, a fine Anni 80, l’ azienda comincia a correre, prima con l’ acquisizione di licenze (da Valentino a Gai Mattiolo) poi di piccole aziende e marchi (a partire dal 1999 con Mila Schön finita in mani giapponesi). Andrea (oggi quarantaquattrenne), amministratore delegato alla produzione, porta i brand moda nel mondo. Giovanni, il maggiore, 46 anni, è lo stratega della…

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