Dpcm, l'orgia del cavillo. Sci, viaggi, partenze: italiani alla ricerca del "buco" nelle norme (e del virus)
La stima e relativa quantificazione fatte e diffuse dai rappresentanti del comparto e delle categorie dell’industria della neve. Appena due giorni fa i miliardi che denunciavano persi quelli degli sci erano 14.
L’appetito vien mangiando e, come per i piaceri, deve funzionare anche per il dolori. Quindi lacrimar vien piangendo e via via crescono lacrime e miliardi perduti. Devono aver rifatto i conti le categorie e i rappresentanti dell’industria della neve. E, contando contando, devono aver aggiunto un po’: 20 miliardi sono più di un punto percentuale del Pil, della ricchezza di tutta la nazione prodotta in un anno.
Due, tre settimane di impianti chiusi e di mancato incasso, cioè 20 miliardi? Se i conti son giusti e veritieri, quanto il giro d’affari di mondo sci in tutto l’anno? Devono aver aumentato un po’, come il negoziante che alla pesa un po’ abbondante pronuncia il fatidico “signora, lascio?” scommettendo che la signora lascerà un po’ di soldi in più della spesa prevista. Devono aver molto arrotondato pensando che Stato, governo, Ue insomma tutti risarciranno e ristoreranno sulla base del fatturato perduto, quindi arrotondiamo un po’, che tanto ci rimborsano solo una parte.
Comunque lacrime salate da parte dell’industria della neve. Decine di migliaia di persone, migliaia di aziende, un’infinità di attività dell’indotto dello sci che, se chiusi a Natale, ci rimettono tanto, tantissimo. Non 20 miliardi ma tantissimo lo stesso. E un po’ dispiace vedere questo mondo impegnato a gonfiare la perdita. Anche quando non c’è bisogno di gonfiare. Purtroppo un’attitudine contratta in tempi ben precedenti alla pandemia. un’attitudine ad amplificare il danno perché non ci si fida dello Stato e lo Stato non si fida delle categorie. Le categorie che si dichiarano eternamente “in ginocchio”, mediamente tre volte l’anno e quindi non si capisce come facciano, ad esempio, a perdere 14 o 20 miliardi se “in ginocchio” da anni. E lo Stato che non si fida di loro sottoponendole alla tortura della burocrazia ostile a dar loro quanto a loro dovuto.
Fino al paradosso diffuso ma non confessato (riguarda buona parte delle imprese partite Iva) di ristori per chiusura da Covid calcolati sulla base del fatturato dichiarato l’anno prima della pandemia. Ristori molto bassi rispetto al fatturato reale. Che quasi mai è quello dichiarato. Una sorta di nemesi dell’infedeltà fiscale.
Fino alla considerazione, antipatica e urticante: ma se 20 miliardi in un dicembre di industria dello sci a pieno ritmo, allora quanto grande la capacità di resistenza, insomma la reale situazione patrimoniale e reddituale di mondo sci?
Nel buio della notte tutte le vacche sono nere diceva qualcuno. Nella devastazione economica e desertificazione di reddito da pandemia tutti piangono lacrime nere. Ma non tutte le vacche sono nere e nemmeno tutti i piangenti sono colpiti e affondati.
Colpiti e affondati dalla pandemia economica sono quelli che lavorano (anzi lavoravano) con contratti a tempo breve.
Colpiti e affondati sono i lavoratori più o meno precari del turismo, ristorazione, trasporto, commercio. Ma non tutti loro e non certo tutti in egual misura.
Chi viveva di un hotel in città come Roma, Venezia, Firenze, Napoli o qualunque altro grande centro urbano, chi viveva di un ristorante in un centro di una qualche città è davvero sul lastrico e in mezzo a una strada. Queste aziende hanno perso molto se non tutto.
Ma chi viveva di una struttura turistica o di una trattoria o di un ristorante al mare, in montagna o in luogo di vacanza o di uno stabilimento balneare, questa estate ha guadagnato quanto mai in altre estati. Non lo si dice volentieri ma è così.
E anche per i negozi, tutt’altro danno se si vende e si campa di abbigliamento o informatica. E i centri commerciali, specie se grandi, spesso registrano incassi degni delle migliori stagioni.
Pandemia economica non eguale per tutti. Ma tutti reclamano ristori eguali per tutti. Lo fa un intero paese, non certo solo le categorie del lavoro autonomo. Gli statali vogliono rimpinguo del contratto come pandemia non fosse. Si chiedono per i pensionati rimpingui, in verità minimi, come pandemia non fosse. Soprattutto si cerca di mandare in pensione gente tanta come pandemia non fosse.
Tutti certo e sicuri, anzi agili e scattanti, nel prenotare per sé i miliardi del governo, della Ue, della Bce di chiunque li stampi e distribuisca. Tanto sono a debito, cioè non si pagano, non li paga nessuno. Quando si scoprirà che non è vero che debito è gratis, allora sì che saranno lacrime tutte egualmente vere e salate.