Scontro in Generali, su Geronzi il tiro incrociato delle lettere di Perissinotto e Bollorè

ROMA – Non si placa la polemica ai vertici delle assicurazioni Generali. L’amministratore delegato Giovanni Perissinotto ha scritto una lettera  al presidente Cesare Geronzi chiedendo una presa di posizione per ripristinare quello che i sostenitori di Perissinotto ritengono essere il rispetto delle regole.

Tutto nasce dall’alleanza tra la Ppf dell’azionista ceco Petr Kellner e Generali in una joint venture nei Paesi dell’Est. Il ceco avrebbe in mano un’opzione per rivendere a Generali il 49% della partnership che secondo Bollorè può comportare un esborso da parte della società triestina fino a 3 miliardi di euro. In realtà i termini dell’accordo vanno visti in una prospettiva meno preoccupante. Massimo Mucchetti ha spiegato sul Corriere della Sera che “il diritto a vendere Kellner lo maturerà solo nel 2014 e solo se prima non ci sarà un’offerta pubblica di vendita di Ppf o se non si troveranno eventuali altri compratori”. Sembra un’ipotesi molto remota sia nel tempo sia nelle probabilità.

Vincent Bollorè, dopo avere preso posizione un paio di volte in consiglio di amministrazione, ha scritto una lettera a Geronzi, nei giorni scorsi, in cui esprimeva perplessità per l’opzione che impegnerebbe la compagnia assicurativa per una cifra notevole. Geronzi ha risposto che la situazione è chiara al punto che non sono necessarie ulteriori discussioni. E ora Perissinotto, nella sua missiva al presidente, scrive che le dichiarazioni di Bollorè sono potenzialmente lesive degli interessi della compagnia e l’intervento di Geronzi sarebbe quindi necessario.

Altri consiglieri, gli indipendenti Calari, Carraro e Sapienza, sottolineano che l’esposizione di Generali sarebbe molto più bassa dei 3 miliardi di cui ha parlato Bollorè, accusato in sostanza di aver diffuso informazioni fuorvianti. La soluzione potrebbe arrivare nelle prossime ore, quando (su invito della Consob) Generali dovrebbe pubblicare sul suo sito una nota integrativa al bilancio in cui si fa riferimento all’opzione put.

Bollorè intanto va avanti cercando di smorzare i toni: “Non sono stato io a sollevare il polverone – dice intervistato dal Sole 24 Ore – Non sono io ad aver attaccato, ma sono io ad aver subito l’attacco. Del resto ancora oggi ancora nessuno mi risponde sulla sostanza della mia domanda sull’operazione Ppf, ma al contrario, si svia abilmente l’attenzione dell’opinione pubblica su qualcosa che non c’entra nulla, che non è in gioco, dichiarando che mi intrometto in cose che non mi competono. Che voglio destabilizzare gli equilibri interni delle Generali e di Mediobanca. Che i francesi sono partiti all’attacco del sistema-Italia. Sciocchezze. Niente di più falso: faccio solo il mio dovere di amministratore di una società quotata in Borsa. E credo, fino a prova contraria, di averne tutti i diritti”.

Ed ecco l’altra preoccupazione, detta tra le righe dallo stesso Bollorè: non è che l’incendio Generali contagia anche Mediobanca? Giuseppe Milano sul Riformista sintetizza: “Volendo ridurre all’essenziale la vicenda, basta dire che i francesi vogliono incassare i crediti di una lunga e fedele permanenza in piazza Affari”. Continua Milano: “Vincent Bolloré, che degli interessi francesi è il primo alfiere, si trova nella scomoda condizione di dover dimostrare ai suoi sodali di non essere vittima degli affari italiani. È chiaro che l’obiettivo francese è la conquista di una fetta dell’impero Ligresti (cioè Premafin e FonSai, con eventuali partecipazioni in altre società e banche d’affari) ed è chiaro che la soluzione di sistema studiata da Unicredit – che di Mediobanca è il primo azionista – non lo abbia rasserenato”.

E se lo scontro va avanti? La “maretta” in Generali prosegue infatti da tempo, con la fuoriuscita di Del Vecchio dal cda e le polemiche di Della Valle.”Lo scenario più pericoloso – spiega un vecchio finanziere milanese al Riformista – sarebbe quello di un’uscita traumatica di Bolloré da Generali o da Mediobanca (oppure, peggio ancora, da entrambe). Questo evento andrebbe a modificare alla radice i rapporti di forza all’interno delle due società con effetti che sono imprevedibili”.

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Elisa D'Alto