Scudo fiscale: Tremonti, riapertura al 30 aprile 2010, aliquota al 6%

Lo scudo fiscale sarà probabilmente prorogato fino ad aprile.

Il Consiglio dei Ministri sta esaminando la proposta fatta dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti dello scudo-quater da inserire nel decreto legge Milleproroghe ma con una aliquota più elevata: al 6%, dal 5,5% precedentemente fissato. La nuova scadenza è prevista per il 30 aprile 2010. «Due scadenze e due aliquote» per lo scudo fiscale, quindi, ha ribadito Tremonti.

La lotta ai paradisi fiscali, dunque, continua.

Secondo le prime stime, lo scudo «quater» datato 2010, dovrebbe portare altri 30 miliardi di euro in Italia dai paradisi fiscali. La proroga può essere letta anche in un’altra chiave, che fa emergere una strategia di opportunità.

Lo scudo fiscale «ter» (successivo a quelli del 2001 e del 2003, che complessivamente avevano «incassato» 80 miliardi), era stato originariamente aperto tra il 15 settembre 2009 e il 15 aprile 2010. Poi la data di chiusura è stata anticipata al 15 dicembre, creando non poche difficoltà alle operazioni di rimpatrio più complesse che, infatti, sono state divise in due: aliquota da versare subito, rientro entro dicembre 2010.

Lo scopo dell’anticipo è chiaro: quello di far cassa nell’anno in corso, per poter imputare al bilancio 2009 l’intero beneficio. Ora i termini verranno riaperti fino all’originario aprile per dar tempo ai ritardatari.

Insomma: la manovra è stata semplicemente spezzata in due. Non c’è solo l’aspetto fiscale. Lo scudo – osserva Tremonti – «farà bene all’economia del Paese» soprattutto perché, al di là dell’incasso dello Stato, questa pioggia di denaro «reale» consentirà di resistere con maggior energia alla «coda» della crisi.

«Quello che è importante – spiega – è il potenziamento dell’economia italiana. Non so quali altri precedenti ci sono di un rientro di 5 punti di Pil in tre mesi». Il rimpatrio «potenzia le nostre piazze finanziarie e inoltre un’enorme quantità (dei capitali) sarà utilizzata per mantenere aperte le aziende. Per non licenziare, per continuare l’attività». Quanto all’utilizzo, il ministro è prudente «perché si tratta di entrate una tantum. In ogni caso – dice ai giornalisti – non scambiate il dito con il cielo: quello che conta non è quanto incassa lo Stato ma soprattutto cosa rientra in Italia». Infine i paradisi fiscali e l’evasione: il ministro ribadisce che «il tempo dei paradisi è over». E gli accertamenti fiscali «continueranno, anzi saranno intensificati».

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