Il segreto bancario in Europa ha i giorni contati. Proprio così, alla fine i ministri delle finanze hanno raggiunto un accordo di massima relativo allo scambio di informazioni contro l’evasione fiscale. L’Ecofin ha licenziato un testo dove, nero su bianco, sta scritto che dal 2015 gli stati membri non possono più opporre il segreto bancario a protezione dei dati richiesti da un altro stato membro su un contribuente detentore di un conto bancario all’estero.
Il presidente di turno, il belga Didier Reynders, ha osservato che il provvedimento è “importante” tanto per il controllo delle frodi quanto “per il consolidamento del bilancio”. Le regole europee a questo punto estendono la cooperazione tra gli stati membri per coprire ogni tipo di imposizione fiscale; stabilisce limiti di tempo per fornire informazioni su richiesta e altre indagini amministrative; introduce procedure per lo scambio di informazioni automatico; permette a funzionari di uno stato di partecipare a inchieste amministrative nel territorio di un altro stato membro.
L’Ecofin ha indicato criteri e paletti per evitare il rischio che gli stati membri facciano richieste imprecise volte a verificare l’esistenza di irregolarità. Sono state individuate otto categorie di capitale e reddito (reddito da lavoro, retribuzioni dei direttori, dividendi, guadagni di capitale, royalty, certi prodotti di assicurazione vita, pensioni, proprietà e reddito da proprietà immobiliare). Dal 2015 gli stati comunicheranno automaticamente informazioni per un massimo di 5 categorie, a patto che “siano già disponibili” (non sarà richiesto di inviare più informazioni di quelle che si ricevono). Austria e Lussemburgo hanno ottenuto una “deroga” per l’entrata in vigore progressiva.
Da luglio 2017 la Commissione elaborerà un rapporto e se necessario una proposta specifica esaminando la possibilità di rimuovere la condizione della disponibilità delle informazioni e di estendere il numero delle categorie da 5 a 8.
